Incanto della Strega del Nord

Grazie agli atti di studio di vari filologi universitari, citati nel nostro primo volume, riusciamo a ripercorrere dei passaggi interessanti sulla nostra pratica Vanatrú.

Nonostante ciò, ancora si palesano dubbi sulla tradizione stregonica del Nord, dettate da ignoranza ed infamia.

Esaminando il Landnámabók, il libro sulla colonizzazione Islandese, riusciamo ad estrarre informazioni dettagliate sulla pratica del Seiðr.

Una spiccata trance di questi passaggi la trovate già esposta sui nostri volumi, dove vengono riportate le fonti archeologiche sulla tradizione stregona del Nord e dei suoi precursori.

Inoltre all’interno del volume “La Stregoneria dei Vani” è stato dedicato un intero capitolo alla pratica del Seiðr (Stregoneria Vanica. La pratica del Seiðr, pag. 73), nonché il trattato della nostra ricerca archeologica su Oseberg 

Leggendo il passo riportato nel volume della storia Islandese:

Þuríðr, una donna originaria della regione norvegese dello Hálogaland, riuscì ad assicurare una pesca prodigiosa con la magia durante un periodo di carestia. Tutto ciò ha permesso la riuscita della fase nera di quella regione.”

Ci ricolleghiamo alla Historia Norwegiae:

«Item dum Finni unacum christianis gregem squamigeram hamo carpere attentassent, quos in casis fidelium pagani perspexerant, sacculis fere plenis unco suo de abysso attractis scapham cum piscibus impleverunt. Haec de Finnorum innumeris praestigiis carptim excerpsi et quasi quasdam notulas tam profanae sectae plus remotis proposui» .

I Finnici (anche i Lapponi per l’esattezza), vengono identificati come potenti stregoni che lavorano sull’abbondanza e sono considerati dagli stessi islandesi stretti discendenti delle pratiche necromantiche, di cui noi siamo ricercatori.

Molte Saghe menzionano una pluralità di incantesimi, realizzati con e senza l’atto del Seiðr, ve ne citiamo alcuni proposti dagli atti di C. D. Zotto:

Nella Saga di Grettir (79) la nutrice di Þorbjörn compie un sortilegio incidendo rune (tröllrúnar) su un tronco d’albero; il pezzo di legno, stregato e poi gettato in mare, sarà raccolto da Grettir che tagliandolo si procurerà la ferita mortale.

La Saga di Gísli (2) riporta la descrizione di un bastone d’infamia (níðstöng o tréníð), eretto per fini denigratori e per maledizioni. Tale azione era contro gesti infamanti, (il níð) il palo veniva allestito con l’oscenità più cruenta, come si legge nella Saga della gente di Vatnsda.

L’ultimo verbo era stato espresso!

Per il seiðr invece abbiamo una minuziosa descrizione nella Saga di Erik il Rosso.
Lì si estraggono particolari essenziali della cerimonia stessa:

l’abbigliamento sfarzoso della seiðkona;
l’alto sedile;
Le tröllrúnar;
il canto di evocazione degli spiriti.

Nella Saga di Friðþjófr, Friðþjófs saga ens frækna, due maghe utilizzano come seiðhjallr il dorso delle balene per provocare magicamente una tempesta e far naufragare la nave di Friðþjófr.

Nella Laxdœla saga, Saga della gente di Laxárdal, Kotkell e sua moglie Gríma costruiscono un’ampia piattaforma per realizzare lì i loro incantesimi e provocare così una tempesta.

Gli incantesimi realizzati con il seiðr non sono l’unico tipo di magia che sembra richiedere un’abilità sciamanica dell’operatore: abilità necessaria sia per predire il futuro, sia per suscitare tempeste o per inveire fino alla morte. (Vedi anche articolo La Tessitura dei Vani)

Infatti nella più aspra delle vendette, ovvero influenzando negativamente corpo e mente di chi sta accanto, si maledice la Stirpe intera.

È noto che lo sciamano del Nord per raggiunge il suo stato di trance ottiene una forma attiva di potere stregonico legato al sapere: il fróðleikr.

Abbiamo traccia degli incanti legati alla veggenza in particolare con il monumento di:

Björketorp (DR 360 U) del VI sec., in proto runico norvegese, è una pietra runica facente parte di un sito di Blekinge in Svezia il cui testo cita nella traslitterazione ufficiale:

* Io, maestro delle rune(?), nascosi qui rune di potere. Costantemente (afflitto da) maleficio, (condannato a) insidiosa morte (è) colui che distrugge questo (monumento).
* Lato B: (quello che interessa la nostra ricerca poiché legato alla veggenza sciamanica) Io prevedo distruzione / la previsione della distruzione. (Uþarba spa)

 

La Pietra runica di Stentoften invece è un monolito, ovvero non è accompagnato da altre pietre grandi tanto da fare un Menhir, ma il blocco in sé era una monumento a sé stante, con una maledizione in proto norreno.
Fu rinvenuta nel 1823 circa, circondata da 5 pietre grandi da formare un pentagono, con svastica e triskele:

 

L’azione semantica di þulr non è stata ancora definito con chiarezza; da un lato il termine appare impiegato come sinonimo di goði e sembra implicare funzioni pubbliche e sacerdotali; dall’altro risulta usato nell’accezione di ‘indovino’ o in senso più lato di ‘saggio’. Basti osservare il canto gnomico Hávamál, dove il Padre di Tutti è chiamato infatti fimbulþulr, ‘potente indovino’.
(Ci fa notare sempre la C.D. Zotto)

 

Dal database di traslitterazione ufficiale Samnordisk runtextdatabas:

* ( AQ )nove cervi, nove stalloni,Haþuwulfar ha dato un anno fecondo, Hariwulfar … … Io, maestro delle rune(?), ho nascosto qui.
* ( B ) rune di potere ( ginnurunoz ) ( tröllrúnar).
* ( C ) Incessantemente (afflitto da) maleficio, (condannato a) insidiosa morte (sarà colui che questo).
* ( D ) distruggerá.

 

Per gli altri reperti e per gli incanti ritrovati si consigliano i nostri volumi:

Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Rún i tre aspetti di una Runa, Anaelsas Edizioni.

Il riscontro database ufficiale, gli atti e la documentazione archeologica saranno forniti su richiesta agli esponenti del Vanatrú Italia.

Inoltre all’interno del volume “Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico” è stata dedicata un’intera parte alla ricerca archeologica della documentazione sugli amuleti Scandinavi, e pertinenti all’area dello Yorkshire.

 

*Gli “share” senza citazione della fonte sono elemento di querela poiché si ledono gli elementi del copyright sanciti dalla legge italiana*

 

 

Ylenia Oliverio
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Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.

Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea
in Scienza dei beni Archeologici.

Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.

Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.

Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.

Un commento

  1. Questo articolo è molto interessante!!
    Studierò meglio e a fondo, per coglierne ogni sfumatura. Vi sono davvero molte informazioni succulente e molti spunti per studi ulteriori.
    Approfondirò.
    Ottimo lavoro!!!! Sono rimasta affascinata!

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