La Strega Vanica, lo Sciamano del Nord.

In Europa si sta risvegliando un forte interesse per quel che concerne la stregoneria, anche se in Italia non siamo ancora pronti ad accettare i fasti della nobile arte.

 

La figura della strega possiede una chiave sciamanica, ed è collegata ad un gruppo di racconti che domina nelle storie della magia finlandese. Il termine sciamano pare derivi etimologicamente da “uomo astuto”, o “colui che Sa”, nella lingua del popolo evinki della Siberia. Uno sciamano è una donna, o un uomo, che cambia lo stato di coscienza o di volontà al fine di recarsi in un altro stadio della realtà.

 

Secondo i materiali folcloristici raccolti alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento in Finlandia rurale, le streghe, a differenza del resto del centro Europa, venivano indicate come donne sagge atte in una trance, attiva o passiva, in base alle tipologie di sciamanesimo, spesso con uso dei tamburi “evocativi”, nei processi di guarigione. Questa presupponeva la richiesta alla strega per poter usufruire di un reale aiuto. Il verbo, associato al canto dei canali galdrici, fa da amplificatore a processi di discesa nei regni di sotto per interrogare i defunti sulla problematica del richiedente.

Le parole vibranti durante questo ed altri incanti sono la chiave di lettura della ritualistica del Nord Europa, legata alla guarigione del corpo e soprattutto dell’anima, in concomitanza agli agenti naturali.

 

Tutte le cure sciamaniche trattate hanno la stessa chiave di lettura: il sapere, ovvero «colui che sa di sapere», che ha in sé la capacità di salire sui tumuli mortali, avvalendosi del forte legame comunicativo coi Divini. Entrambe le pratiche hanno la chiave di «trasformazione» attraverso le ricorrenti «rune», intese ed utilizzate come varchi di un sistema decodificato in suoni viscerali, ventrali e costanti: una pre-trance che conduce alla completezza della creazione divina.

 

Il Tietàjà, era il principale specialista rituale del Baltico, è legato alla tradizione sciamana ugrofinnica, post-cede il Noaide Sami, ed opera in un più complesso status sociale. È di tipo diverso dal suo predecessore, soprattutto nel strato politico e sociale, ovvero «gode» di una sorta di carica rispettosa ed elitaria, un po’ come la Seirkona norrena.

Il Tietàjà ha come caratteristica la difesa contro le forze ostili soprannaturali, originarie dell’aldilà; questo termine significa letteralmente «conoscitore», il che implica una conoscenza sulla natura del mondo soprannaturale e sulle tecniche da trattare con esso. Veniva consultato soprattutto in materia di malattia, ma è anche sacerdote, indovino, magistrato, portavoce e intrattenitore.

 

La differenziazione di ruolo con il Noaide (specialista più primitivo) la troviamo in Elias Lönnrot, che compose l’epopea del Kaleveda.

 

Anche la ciclicità aveva un ruolo fondamentale per le pratiche sciamaniche, ed era connessa ai “sabba” stagionali. Ogni giorno del calendario aveva un forte legame con la ritualità relazionata ad un divino e/o gigante, così per i balti, così per gli scandinavi, così per i germani.

In Svezia, nell’Età del Bronzo, è stato rinvenuto un calendario che rispecchia tredici mesi, ciascuno di 28 giorni e 4 settimane, quindi il 1°, l’8°, il 15° e il 21° era sempre lunedì, e così via. Il giorno del nuovo anno non era domenica, lunedì o qualsivoglia giorno, ma semplicemente il giorno del nuovo anno.

 

La settimana aveva sette giorni perché gli stregoni vedevano solo sette oggetti, identificati come Spiriti del Cielo, che più tardi si associarono alle divinità a noi note.

 

La Tradizione Vanica, che incorpora la Stregoneria Tradizionale Europea, riprende il seme nascente dei Giganti, Jötunn, quali unici custodi del processo di trasmutazione del Sé incentrato sulla pratica Seiðr e Tröldr; mantiene fede alla sua concezione stregona, come manifestazione sciamanica della strega del Nord, poiché le Streghe tradizionali sono canali e collegamento tra i mondi di sopra e di sotto, sono messaggere che devono attingere da ciò che è luce e da ciò che è buio.

 Paragonarle per secoli ai più noti messaggeri come la Strix (civetta notturna), il corvo e la cornacchia, il merlo in primavera e l’allocco e cuculo in estate, ha limitato lo sviluppo della pratica, portando a totale annebbiamento e confusione tutte le forme archetipiche e primarie della Stregoneria, associandola a surrogati demonologici legati alla visione distorta del cattolicesimo.

 

Per approfondimenti: 

Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, anaelsas edizioni.

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