Sacro ed Etenismo – La custodia del Fuoco


Articolo di Federico Pizzileo


Se è la prima volta che leggete uno scritto simile, allora è l’occasione migliore per iniziare ad approfondire un tema tanto spinoso oggigiorno.
In questo breve articolo toccherò e scoprirete i seguenti punti principali:


● Cos’è l’Etenismo
● L’origine del nome e dei termini associati
● Il senso di appartenenza che accomuna gli eteni


Reputo che questi siano i temi principali, che possibilmente saranno integrati da altri nel corso del tempo, per offrire una panoramica nel panorama italiano.


INTRODUZIONE ALL’ETENISMO, AL SACRO E CUSTODIA DELLA MEMORIA ATTRAVERSO IL FUOCO


«La Tradizione non è il culto delle ceneri ma la custodia del Fuoco»
Per iniziare ho scelto una citazione di Gustav Mahler, poiché tanto curiosa quanto lungimirante.
Reputo che per spiegare (o provare a trovare le giuste parole per spiegare) ciò che è Etenismo, sia necessario iniziare proprio dal Fuoco.
“Ma perché questo articolo?”
La risposta è semplice: su internet ci sono ancora troppo pochi scritti in italiano riguardo questa corrente di cui noi del Vanatrù siamo portavoce.
Di quelli che ci sono, la maggior parte sono pregni di astio per questo o per quella fazione, e non considerano l’importanza di dare una visione più oggettiva di ciò che è davvero un eteno.
Ma partiamo dal principio.
Il Fuoco è da sempre ​memoria indissolubile,​ un Archetipo per Jung, il Lògos per i Greci, ovvero quel simbolo legato alla “ragione”, ma non quella scientifica, piuttosto quella dei sensi. Si tratta di un palese ​elemento di trasformazione che riesce a mettere in luce e in ombra gli oggetti attorno a sé.
Fare memoria ​di questo ​significa riportare ciò che un tempo era…non chinare il capo verso qualcosa di ormai troppo lontano​, come potrebbe affermare qualcuno.

Certo, facile a dirsi e difficile a farsi se si considera che il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da afflati di pura razionalità. In cui il regime diurno prevale su quello notturno, cristallizzando in considerazioni che tengono alla larga tutto ciò che è “totalmente Altro”, per dirla alla Rudolf Otto.


Per questo motivo, molti di quelli che si definiscono “accademici” o simil tali tendono a ridere di gusto, inneggiare alla “setta” e censurare chiunque prova a portare avanti la verità del Sacro. Badate bene, perché per “verità” mi riferisco proprio all’origine riconducibile del termine, ovvero il sanscrito ​vrrta ​’fatto, accadimento’.
Ciò che era per i popoli europei Sacro, in tutte le sue sfaccettature del tremendus, mysterium e fascinans, oggi è palesemente troppo esplorate, messo alla luce della lente della Scienza, con il risultato che tutto quello che è il Mistero, l’Occulto ora ormai è tolto dall’immaginario comune, è quasi qualcosa relegato ai pazzi sociopatici.
Parafrasando Jünger, ​oggi si vede l’albero muoversi a causa del vento, ma non si percepisce ed esperienza ciò che il Vento vuole dire e ciò che la Foresta sta rispondendo​.
“Perchè proprio queste premesse?”
Perchè ​è sempre bene contestualizzare in modo oggettivo ciò che poi si va a spiegare​, altrimenti si rischia di cadere nel giudizio aprioristico e fatto solo con dati soggettivi, privi di fondamento.


L’ETIMOLOGIA E L’ORIGINE


Il termine “Etenismo” è ​in realtà l’italianizzazione di quello che per gli anglofoni è
“Heathenism”​, quest’ultimo ha la sua origine diversi secoli fa.
Per quanto la sua evoluzione si abbia soprattutto a partire dal XVII secolo, i primi termini attestati da fonti scritte e riconducibili alla stessa sfera semantica si riscontrano anche nell’antico inglese con ​hǣðendōm ​(L. E. G. pref; Th. i. 166, 12.).
Una delle traduzioni letterali di questo termine esplica tutto il mondo di ​pratiche attribuite ai politeisti​. È infatti con l’avvento del Cristianesimo che la popolazione (e quindi di riflesso la lingua) ha avuto la necessità di un distinguo, perché è chiaro che prima non esistesse o, per lo meno, non voleva avere un’accezione così nettamente divisoria.
Partendo dalla radice di quei termini allora ci si ritrova tranquillamente in quei sostantivi che designano e designavano ‘il pagano, il politeista’ ovvero ​heathen​.

Tutti quei termini che oggi sono studiati e che sono alla base delle evoluzioni a noi prossime, dagli studi linguistici sembrano essere collegati anche al protogermanico ​haiduz​, che a sua volta è composto dalle radici IE ​kit-ro-​ e ​*(s)kayd-​, rispettivamente ‘luminoso’ e ‘brillante’.
In aggiunta e non a caso, un termine gotico che compare con la traduzione della Bibbia di Wulfila (la prima in assoluto nella storia) e che si riferisce appunto ai politeisti è *​haiþno ‘gentile’, probabilmente con l’intenzione inconscia che si collega sempre all’etimologia latina gentilis,​ ovvero’dellastessafamiglia’.


Ma ‘luminoso’ e ‘della stessa famiglia’, come potrete leggere nei prossimi paragrafi, hanno ancora di più un senso visti col senno di poi.
Il termine italiano “etenismo” (in inglese “heathenism”) è innanzitutto di origine antica, evolutosi nel corso del sedicesimo e diciassettesimo secolo fino a oggi.
Esso significa “dominio del pagano” o, come affermano alcuni studiosi, “terra di colui che abita nella brughiera”, perché è probabile che ci si riferisca alla caratteristica difficoltà di vita di quei luoghi, perciò la zona perfetta ideologicamente per relegare tutti quelli che non credevano nel Dio cristiano. Da qui il termine ‘pagano’ – che in italiano è “colui che è del villaggio” inteso con accezione negativa perché porta con sé il gioco di opposti tipico dei monoteismi.


VECCHIO O NUOVO?


Ora che siete arrivati fin qui, siete più predisposti a comprendere il perché di certe dinamiche.
Molti ci definiscono “una setta”, alcuni “dei pazzi”, altri non capiscono il perché noi eteni siamo tanto legati tra noi.
Lasciate perdere le dinamiche da social network​, adatte solamente a chi ama l’onanismo digitale, ​piuttosto immergetevi in quello che è l’etenismo​, senza pregiudizi o contraddizioni, e solo dopo potrete avere un giudizio oggettivo.
Può capitare di leggere o di sentir dire che il movimento “eteno” è New Age. ​Non c’è cosa più sbagliata​ e vi spiego in breve anche le motivazioni.
Ciò che è “nuovo” presuppone che sia stato creato ​ex nihilo e che non sia basato su qualcosa di preesistente. Noi invece prendiamo le fondamenta da ciò che i nostri Antenati ci hanno lasciato, sia tramite tradizione scritta, sia tramite altre forme e fonti, riprendendo i fasti e attuando quello che è chiamato ​divenire​.

In filosofia questo implica un cambiamento nel tempo e nello spazio…e non potrebbe essere altrimenti, perché negare che ci troviamo nel XXI secolo, con tutti gli obblighi, le facilitazioni, i pregi e i difetti, è da pazzi.
Perciò, ​quando si parla di Etenismo, allora si tratta di Nuovo Estetico​, quindi di recupero, rivalorizzazione, ricostruzione di ciò che concerne il germanico e filo-germanico senza nulla di nuovo ed estraneo alla propria terra, in questo caso l’Europa.
Chiaramente lo stesso discorso vale per tutti quei gruppi e movimenti che propendono verso la ripresa del culto romano, greco e così via.
Ora può risultarvi più chiaro il discorso del Fuoco, del preservare la fiamma di quello che un tempo era e che è rimasto sepolto da secoli di stantio monoteismo.
[Se vi state chiedendo cos’è il ​Vanatrù ​e ciò che porta avanti, allora vi indirizzo ​qui​, ovvero alla pagina principale di introduzione]


IL SENSO DI APPARTENENZA


Riprendete per un attimo il discorso iniziato alla fine del secondo paragrafo, ovvero quello del collegamento tra ‘luminoso’ e ‘della stessa famiglia’, perché ora finalmente lo spiegheremo.
Tra i VERI eteni, consapevoli della Verità che si cela nella necessaria presenza degli opposti, quindi non quelli travestiti da anticosmici che vanno contro tutti e contro nessuno per noia esoterica, vige un rispetto comune, sottile ma palpabile.
Questo rispetto è più un qualcosa di ancestrale, di radicato nel popolo europeo perché fa parte di quella memoria che si desidera recuperare.


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Þá nam ek frævask ok fróðr vera
ok vaxa ok vel hafask, orð mér af orði orðs leitaði,
verk mér af verki verks


Ecco presi a germogliare
e a diventare saggio,
e a crescere e a farmi possente. Parola per me da parola trassi con la parola, opera per me da opera trassi con l’opera.


Nella società germanica dei primordi, una delle due istituzioni principali era la Sippe.

Era in verità l’unica originaria su cui si reggeva tutta la struttura delle popolazioni eterogenee, anche prima della ​Völkerwanderungzeit o Migrazione dei Popoli.
Intesa in un senso più ampio, chiunque facesse parte della propria Stirpe era perché si percepiva e dimostrava attraverso le virtù di essere discendente dell’Antenato comune, quello – per l’appunto – con l’iniziale maiuscola, sia in termini di legame di sangue, sia in senso più ampio.
L’appartenenza alla stessa famiglia, vista in senso naturalistico, vincolava indissolubilmente la vita degli uni agli altri nel comune impegno dell’accrescere il benessere, l’onore e la difesa della comunità.
Le Potenze si sono interessate all’uomo fin dalla sua nascita, disponendo le scintille del Sacro in ognuno di noi. La consapevolezza dispone quindi alla partecipazione nel Sacro e nelle Divinità anche attraverso la fedeltà alla Stirpe.
Quanto appena detto si può evincere anche dal carattere più comunitario che individuale dei rituali che venivano praticati, indice di stretto legame tra comunità/Stirpe/Sippe e Culto.


E nel legame che oggi si identifica nel “noi” quando si parla di etenismo, tutto questo non viene a mancare, anzi.
Un altro aspetto altrettanto importante del mondo germanico era la visione della vendetta, considerata Sacra, inviolabile e necessaria ogni qual volta venisse intaccato qualcuno della propria gente.
Tutto questo oggi non è cambiato, ha solo subito un’evoluzione nel tempo e nello spazio. Ogni azione, parola spesa e anche i silenzi espressivi sono parte di quel campo di significati attribuiti al senso di guerra contro tutto ciò che mina le fondamenta dell’etenismo, mina gli Dèi, il Sacro, il clan, la propria Stirpe.
Qui allora l’essenza della luminosità che si rispecchia nella gioia della Famiglia a cui si appartiene, permessa attraverso il mantenimento della fedeltà e della difesa.
Ogni qual volta vedete un vero eteno, abbiate prima in mente queste parole e poi proferite sentenze se proprio lo ritenete necessario.

*Gli “share” senza citazione della fonte sono elemento di querela poiché si ledono gli elementi del copyright sanciti dalla legge italiana*

Ylenia Oliverio
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Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.

Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea
in Scienza dei beni Archeologici.

Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.

Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.

Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.

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