Articolo di Federico Pizzileo
Nel corso dei miei studi, molte cose si sono avvicendate, giungendomi sotto gli occhi e aprendo mondi e vie trasversali, permettendomi di continuare la mia indagine e la nostra azione di ripresa.
Tra queste cose, una che reputo importante e che ho approfondito nella stesura di un lavoro con la mia docente di filologia germanica, è la stretta correlazione tra la Strega e le Rune, che trascende ogni tempo, esemplificandone l’etimologia del termine.
Nelle prossime brevi righe, non mi soffermerò sull’etimologia del termine Runa, di cui potrete trovare lo studio in Kindirúnar – Le Rune della Stirpe, ma cercherò in maniera concisa di offrirne un’indagine che susciti quantomeno interesse.
Tutto quello che è e deve rimanere occulto (“Litet–vis maðr”), fin dalla preistoria, si rivela solo tramite l’esperienza del Sacro, passando attraverso il Verbo e tutto quello che solo una figura riesce a sperimentare, elevandosi rispetto alla massa informe che vorrebbe il suo posto: la Strega, sciamano e navigatrice/navigatore dei fiumi occulti.
Ma facciamo un passo indietro, andando a recuperare i termini proto-germanici che si legano al più moderno Helheimr: *xalja-rūnō(n) (f.) e *xalja-wītjan (n.), indicando nel primo caso la sua evoluzione linguistica in “Rune” e, nel secondo caso, in ‘Conoscenza’. Entrambi hanno come radice il termine che diventerà il più moderno “Hel”, inteso come Deità ma anche come Regno.
Ora l’attenzione ricade verso lo studio linguistico di Orel, che sottolinea come da questi termini, ci siano state ulteriori evoluzioni degne di nota per questa indagine; si citaallora il termine OE helle-rúne, che nel contesto semantico racchiude l’idea di “strega, necromante”, altresì legato a OHG helli-rūna, che invece rappresenta la magia, la stregoneria nel suo essere fluida arte occulta. Da citare inoltre l’evoluzione avuta nel gotico haliurunnae, assumendo un significato leggermente differente, ma di sicuro impatto, poiché viene tradotto in “colui/colei che viaggia nei mondi di sotto”.
Questi sono tutti esempi di evoluzioni e mutazioni linguistiche relative al primo termine in proto-germanico summenzionato, che comunque risaltano il legame della Strega con il significato e significante espresso in quelle lettere.
Ma per quanto riguarda il secondo termine in proto-germanico, la sua evoluzione che reputo strettamente necessario conoscere, si rivede in ON. hel-víti, che come abbiamo affrontato in altri articoli e chi di voi sa, poiché appreso durante gli incontri, è per noi essenza primaria. Esso identifica il “tormento e la conoscenza di Hel”, perché – tra le sue numerose diramazioni di esemplificazione – richiama la comunicazione, l’azione di divinazione, il tormento e la conoscenza che si ottiene solo tramite il contatto con i morti. Tra le altre cose, una sapienza occulta di difficile accesso, poiché è arduo sostenerla senza impazzire.
Ecco che subentra, in ultimo, la connessione etimologica in ambito germanico, tra la Strega, le Rune e il culto della morte, di cui era impregnata tutta la società germanica ed europea in antichità. Come abbiamo affrontato nell’articolo “Verbo, Sangue e Ossa”, in antichità, tutto quello che potevano sperimentare, nel mondo materiale o nel mondo transeunte, lo inquadravano in maniera efficace, con l’ausilio di lettere, parole, suoni e segni. Da qui, lo studio che genera i fili delle Rune e di Hel, legati al corpus della Strega. Da qui, l’origine del sostantivo, che identifica – oggi come un tempo – una figura ben precisa e necessaria, prima nella comunità e poi della società.
Questo andrà ad accrescere l’importanza della connessione classica con Lamia o Strix, avendo tutti radici nel ventre oscuro, governato da leggi primordiali.
Essa naviga, comunica, impedisce, modifica, taglia, cuce, crea e distrugge e tantissimo altro. La Strega lo fa oggi, come lo faceva migliaia di anni fa. Cambia solamente il contesto in cui agisce, ma l’essenza è la stessa.
A sostegno di questo assunto, ci sono i reperti archeologici, epigrafici e i diversi codices, da cui è possibile sottolineare la netta correlazione tra simboli, segni e racconti e quello che ad esempio è stato il lascito nei diversi svartkonstboka.
Ecco perché non c’è nulla di nuovo, inteso in senso moderno, nel nostro atto di ricerca e di ripresa, ma tutto deriva da pulsazioni appartenenti al Forn Siðr.
Per approfondimenti:
Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Rún, i tre aspetti di una Runa, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Helvíti Svarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Tröld*R: il Fjölkynngisbók. Magia, Stregoneria e Folk Nord Europeo, Anaelsas edizioni.
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Ylenia Oliverio
Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.
Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea.
Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.
Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.
Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.