Cenni storici e riflessioni su un popolo alle radici dell’Italia.
Qualcuno potrebbe chiedersi come si collega l’Etenismo e il culto Vanatrú all’Italia, ebbene in molti non sono a conoscenza che, oltre all’evidente tradizione greco-latina, le radici etniche e culturali di questo Paese sono anche di impostazione nordico-longobarda.
Personalmente, ho sempre sentito un forte legame fin dalla mia giovane età con il mondo nordico: questa attrazione col tempo mi ha fatto scoprire l’Etenismo e di conseguenza il Vanatrú.
Ho sempre cercato il legante tra il mio Paese mediterraneo e il Nord, ai popoli che ne hanno fatto la storia, e sicuramente, oltre alla base comune che hanno tutte le genti dell’Europa, i legami con il popolo longobardo e le sue antiche origini scandinave, la sua antica religione (come il culto di Nerthus) o le Rune – da anch’essi usate, a mio avviso sono la risposta. Affrontare gli eventi dell’alto medioevo con un focus sul periodo caratterizzato dai Longobardi e sugli avvenimenti annessi significa parlare della nostre origini.
Approfondire questa parte della storia trattata con fin troppa superficialità dagli studi scolastici, conoscere la storia di questo popolo della sua lunga migrazione dal nord e il suo stanziamento nella nostra penisola italiana è molto importante anche per avere un quadro della storia dei secoli successivi, conoscere il passato, avere consapevolezza del presente per meglio comprendere e avere nuovi antichi orizzonti.
Fonti scritte ed etnogenesi
Importante testimonianza scritta riguardo i Longobardi ci arriva da Tacito al capitolo 40 del suo De origine et situ Germanorum, del 98 D.C noto come Germania. In questa sua opera ci parla delle genti germaniche stanziate fuori dai confini dell’Impero Romano: questo è un passo molto importante.
La più importante fonte scritta su questo popolo ci arriva dal monaco e letterato di famiglia longobarda Paul Warnefried aka Paolo Diacono il quale, nella sua Historia Langobardorum del 789, ci racconta che il primo nome del popolo longobardo era Winili. Il suo libro ci lascia moltissime informazioni come quella delle origini scandinave delle genti longobarde e della loro lunga migrazione dalla Svezia meridionale fino all’arrivo in Italia. Paolo Diacono nel libro I paragrafo 7 ci riferisce della loro migrazione in Scoringa (inizialmente fu oggetto di discussione degli studiosi in cerca della reale ubicazione della zona, ma successivamente venne identificata dagli storici nelle coste del Mar Baltico meridionale, la probabile datazione è il I secolo a. C.).
Qua si racconta la storia di Gambara e dei sui figli Ibore e Aione, condottieri che avevano guidato la migrazione dalla Scandinavia. Giunti nelle nuove terre, i Winili entrarono in contrasto coi Vandali: da qui sappiamo che Ibore e Aione presero in mano le armi per difendere il loro popolo. Inoltre, si narra che i Vandali andarono da Godan (Odino) per chiedere la vittoria sui Winili, il dio rispose che avrebbe dato la vittoria al popolo che per primo lui avesse visto al sorgere del sole.
Allora Gambara, madre di Ibore e Aione, si recò da Frea, moglie di Godan, per chiedere la vittoria ai Winili, la dea consigliò alle donne di unirsi agli uomini di primo mattino e usare i propri capelli come se fossero barbe, e cosi fecero. Godan, vedendoli per primi e chiedendo di chi fossero queste lunghe barbe, diede la vittoria a coloro a cui egli stesso aveva dato il nome – dietro suggerimento di Frea, e da lì vennero conosciuti come Longobardi, Langbarten (antico germanico > lang-bart, lunga barba).
Da notare in questo episodio è la comparsa della figura del dio Godan (Odino) tra i longobardi: recenti ricerche hanno evidenziato questo momento come il passaggio dal culto dei Vanir – Dèi della terra e della fertilità – all’adorazione degli Æsir – Dèi degli eserciti e della guerra, come cita il Jarmut.
A ogni modo, la centralità della saga è delle due protagoniste, le due figure femminili, ovvero la regina Gambara e la dea Frea. Esse si muovono indipendenti, rappresentano il Sacro e danno sostegno e aiuto ai Winili; inoltre, si parla delle donne longobarde come guerriere che, alla pari degli uomini, scendono in battaglia: altri segnali evidenti della centralità della figura femminile, di una sorta di matriarcato occulto alla base della società dei longobardi di questo periodo .
La migrazione
La lunga migrazione longobarda attraversò nei secoli mezza Europa.
Essi partirono dalla Scandinavia passando sulle coste del Baltico, per giungere alle sponde del fiume Elba, e ancora lungo il Danubio. Successivamente arrivarono in Pannonia (territorio compreso tra le attuali Ungheria, Austria, Croazia, Slovenia) per finire con l’esodo e lo stanziamento nella nostra penisola.
L’Italia del VI secolo d.C. era contesa tra l’Impero Romano d’Oriente bizantino, difensore del Papa, e il Regno dei Visigoti. Si tratta di un momento storico drammatico, un periodo caratterizzato da pestilenze, carestie, guerre: le terre si spopolano e impoveriscono ed è in questa situazione di desolazione e abbandono – esattamente nell’anno 568 – che si assiste all’arrivo in Italia dei Longobardi provenienti dalla Pannonia.
Essi giungono in massa, guidati dal Re Alboino, seguendo la via romana postumia. Entrano prima in Friuli e successivamente penetrano e si stanziano nel resto dell’Italia. La conquista dell’Italia avvenne sulla base organizzativa di tribù unite da legami di sangue (stirpi), la cui unità era definita ”fara”, che significa esattamente un insieme di guerrieri con donne, bambini e bestiame. Praticamente, i Longobardi, una volta giunti in un nuovo territorio, sceglievano una fara e la insediavano.
Continua nella prossima parte […]
Per maggiori informazioni:
Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Rún, i tre aspetti di una Runa, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Helvíti Svarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Tröld*R: il Fjölkynngisbók. Magia, Stregoneria e Folk Nord Europeo, Anaelsas edizioni.
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