Uno studio delle dimensioni cognitive e spirituali della falconeria scandinava precristiana.
Revisione a cura di Valentina Moracci
Foto di copertina a cura di Mirko Mariani
Questo articolo si pone come obiettivo un primo studio con relative, data la scarsità per ora presente di informazioni, ipotesi, sulla realtà falconiera.
Possibile presupporre che i falchi fossero ben conosciuti nei paesi del nord già nel VI secolo, grazie agli spostamenti dei popoli provenienti dall’est, si arriva a porsi la questione se vi fossero aspetti dell’arte della falconeria, non conosciuti in altri regni durante tale periodo.
Formatasi già verso il 500 D.C ed evolutasi fino all’era delle incursioni Vichinghe, la falconeria nei popoli del nord possiede nella relazione tra il falconiere e il falco peculiarità esclusive; questo dato dall’inequivocabile presenza nell’arte animalesca nordica – così come nei Miti – di interazioni tra uccelli con Streghe e Sciamani.
La falconeria viene quindi reinterpretata nella relazione uomo-animale tipica, nonché ereditaria, della Scandinavia; analizzando che la relazione tra un falconiere ed il suo falco potrebbe avere benissimo, come si riscontra peraltro con animali quali lupi ed orsi nei Miti, un risvolto sciamanico legato a mutamenti di forma atti a scopi magici.
Il dibattito sul “quando” e sul “da chi” è stata introdotta la falconeria in Scandinavia siè svolto per più di un secolo e mezzo, ed allo stato attuale la migliore guida generale sulla storia dell’antica falconeria è riconosciuta dagli studiosi essere il lavoro di Hans J. Epstein. Costui infatti è stato il primo ad agglomerare e analizzare documenti storici legati alla falconeria, provenienti da differenti civiltà euroasiatiche ed europee.
Secondo Epstein la falconeria di fatto non è un’invenzione germanica; bensì una tecnica sviluppata nel vicino Medio o Estremo Oriente, introdotta in Europa nel periodo migratorio da una o più tribù dell’epoca: Alani (Sarmati) – Vandali – Unni.
Tesi peraltro confermata anche da un altro studioso: Claus Dobiat.
Altri studiosi storico artistici sostengono il possibile ingresso della falconeria in Scandinavia, tramite rapporti commerciali con Franchi e Frisoni, Inghilterra compresa.
La questione è ancora ampiamente dibattuta al giorno d’oggi; attualmente l’unica informazione certa è che il primo segno distinguibile di falconeria in Scandinavia è di origine svedese. Gotland, nello specifico.
Nella storia di questa pratica si sono sempre distinti tre scopi:
– la ricerca di carne per la sopravvivenza
– una ricerca di profitto dato dal commercio della carne
– una manifestazione di potere dato dalla pratica elitaria in sé.
Ma nella Scandinavia precristiana pur con pochissime prove che permettono per il momento solamente ipotesi, non possiamo escludere che oltre alle tre citate sopra vi fosse un quarto scopo: quello spirituale\sciamanico.
Questo ci porta ad interessanti informazioni legate all’utilizzo di certi campanelli, usati nella vita quotidiana sia in Finlandia che in Scandinavia, come protezione dai pericoli del mondo esterno ai confini sicuri dei villaggi.
Questi campanelli si pensa venissero usati anche nell’arte falconiera per diversi motivi; i principali erano: il differenziare un falco addestrato da uno selvaggio, ed il creare un paesaggio sonoro indicativo di attività umane. Concetti ben trasferibili al contesto della falconeria.
La campana stabilisce idealmente il confine tra addomesticamento e natura – tra Midgard e Utgardr – e finché il falco, come rapace completamente addestrato porta la sua campanella, è protetto dalla natura selvaggia.
Rappresentazioni figurative legate al contesto falconiero della Scandinavia precristiana sono purtroppo ancora piuttosto rare; considerando tuttavia il rapporto tra uomo e bestia presente nella Tradizione esoterica del nord, possiamo presumere (anche prendendo spunto dai miti), che fossero presenti anche pratiche di cambiamento di forma legate al falco.
Lo stesso Mircea Eliade spiegava che sia i guerrieri che gli sciamani (e le streghe, aggiungiamo noi), tramite determinate pratiche si tramutavano cercavano negli animali da loro scelti; e questo processo li portava ad ottenere capacità prima impensabili per un essere umano.
Ad esempio, Dei Berserkir e Ulfhednar si dice che in estasi non sentissero ferite ne di fuoco ne di ferro.
Oppure Snorri ci narra di Odino, dicendo:
“Il suo corpo giace come se dormisse o fosse morto, mentre egli diviene un uccello o una belva, o un drago e si porta in un attimo in paesi lontanissimi…»
Noi, grazie al testo “La Stregoneria dei Vani” sappiamo anche di più:
<<Viene descritta una seidkona, che cambia aspetto da leone a drago, elemento questo che è proprio nella concezione della pratica di tale Stregoneria; lavora con i livelli sia superiori, sia inferiori del sub-inconscio… La parte animale risiede già nell’uomo ed è nascosta, ad eccezione di quando essa viene evocata per fornire capacità eccezionali e di servizio alla Strega in onore delle divinità invocate.>>
Grazie poi agli innumerevoli studi sulle raffigurazioni simboliche e sulle saghe, legate al cambiamento di forma attribuibile a Berserkir e Ulfhednar, si può altresì dedurre che ciò includesse anche volatili.
Questa tesi è plausibile alla luce di due fattori:
Il primo è che su alcune spille con raffigurazioni di uccelli sia stata notata la presenza di una testa umana tra la sommità alare e la testa del volatile.
In un contesto sciamanico tradizionale la falconeria potrebbe quindi venire vista come una possibile forma di seidr; soprattutto se analizzata anche secondo la concezione presente nei Miti dei due corvi di Odino, i cui nomi sono molto significativi: Mente – Memoria.
Espressioni legate a Saggezza ed Intelligenza.
Il secondo è dato da ciò che i testi insegnano sulle Valchirie e le loro vesti di piume, e sulla principale Dea Vanica: Freya Vanadis, Maestra di ogni tipo di stregoneria e posseditrice di una veste di…piume di falco.Plausibilmente tali vesti piumate venivano indossate dagli sciamani durante cerimonie di viaggio sciamanico nei 9 Mondi, e anche durante pratiche divinatorie.
Tutti gli elementi ivi descritti indicano, nella trasformazione in volatile, un elemento molto frequente nell’universo religioso nordico; non solamente collegato ad Odino ma anche a deità femminili più propriamente Vaniche.
1. Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.
2. Mircea Eliade, Lo Sciamanesimo e le Tecniche dell’Estasi.
3. Ármann Jakobsson og Sarah Croix, Leiðbeinandi.
4. Hans J. Epstein, The Origin and Early History of Falconry.
5.Claus Dobiat, Early falconry in central Europe on the basis of grave finds, with a discussion of the origin of falconry.
6. Enciclopedia William & Robert Chambers – A Dictionary of Universal Knowledge for the People (Philadelphia, PA: JB Lippincott & Co., 1881)