Himiko nel ruolo di imperatrice e sciamana

Revisionato da Valentina Moracci

In tempi e in contesti sociali e culturalmente diversi c’è sempre stato un unicum caratterizzante e allo stesso tempo unificante: il ruolo della donna sciamana. Così come in ambito nordico troviamo il ruolo della Völva, è anche possibile riscontrare in ambito asiatico e nel vicino oriente figure con caratteristiche similari e degne di nota. 

Donne forti, coraggiose e valorose, passate alla storia tramite fonti scritte, leggende o racconti indiretti che hanno saputo tenerne viva la memoria. Una di queste figure è appunto la regina Himiko. Già il nome stesso aprirebbe un ampio raggio di analisi, ovvero “Figlia del sole”, rimanda a caratteristiche sacerdotiche. Va infatti evidenziato che così come nell’ambito della mitologia nordica, anche quella giapponese si contraddistingue incarnando il ruolo di divinità solare in una matrice femminile. Infatti nella cultura giapponese, così come in quella del Nord Europa, il sole è femminile (Le divinità preposte prendono rispettivamente il nome di Amaterasu 1. e Sol 2.) e quindi va a distaccarsi da quella matrice abramitica nella quale si è cercato di incanalare la potenza solare nell’aspetto puramente e prettamente “maschile” sfociando a volte in denotazioni eccessivamente monoteistiche e misogine. 

Tornando però alla figura cardine di questo articolo, vediamo nel dettaglio chi era Himiko e quali tracce abbiamo del suo passaggio nella storia.

Statua della regina Himiko

Secondo le memorie siamo nel 200 d.C. circa, precisamente nell’odierna città di Nara, dove un clan, gli Yamatai, avendo acquisito col tempo sempre più forza e potere, diventò talmente ricco da destare ammirazione in ogni angolo dell’allora già avanguardista impero giapponese. Questo popolo era al tempo ben strutturato e diviso in ben cinque confederazioni. Si trattava di un Uji (4.) di origine tribale e con una impostazione sociale prettamente e profondamente matriarcale, altra caratteristica che si può ricollegare ad un sostrato culturale tipico della maggior parte, se non la totalità, dei popoli del Nord Europa. Secondo gli studi portati avanti da J.R.Kidder (5.) infatti, molte confederazioni di Stati-Nazione si identificavano con la matrice femminile in due aspetti fondamentali: il primo ovviamente si ricollega all’antenata fondatrice e dispensatrice di vita, la dea Amaterasu; il secondo invece è dato dall’impostazione ereditaria del regno seguendo una linea matrilineare. A capo di questa tribù confederata vi era appunto la tanto splendida quanto temibile regina Himiko alla quale il suo popolo si era affidato spontaneamente seguendo una forma di legittimazione dalle caratteristiche rituali.    

                                                                                       

Di lei si fa menzione in primis nel racconto storico del WeiZhi, per quanto concerne un certo numero di missioni tributarie fatte a Wei da parte appunto della regina Himiko, ma soprattutto nell’unico testo che ne riporta l’assoluta e concreta esistenza ovvero il Nihonshoki (6.). In quest’ultimo il nome stesso della regina non viene presentato come proprio di persona bensì come un attributo regale, ovvero “Figlia del sole”, pertanto sua discendente e sacerdotessa. 

Di Himiko si racconta che fosse abile tanto in ambito politico quanto in ambito magico. Fu appunto per questo che viene a concretizzarsi ancor di più l’idea del suo ruolo quale regina e al contempo sciamana. Il contesto sciamanico anche qui viene strettamente legato non solo al sostrato magico ma ancor più a stretto braccio con quello stregonico. Della leggendaria regina si dice infatti che fu in grado di mantenere il potere stregando il popolo con le sue arti sciamaniche oscure. Non si sposò mai, e decise di regnare sola senza dover appunto consolidare il suo ruolo regale associandolo ad una figura maschile. In questo, come detto pocanzi, si rilegge chiaramente la potente matrice matriarcale del popolo di cui Himiko era rappresentante.  Lei assunse il potere dopo anni ed anni di dure lotte. Si dice che quasi nessuno ebbe mai il privilegio di vederla in viso, se non un fedele servitore maschio che aveva appunto il permesso di avere colloqui con lei e di riportare le sue direttive per la guida del regno. Aveva uno stuolo di cento uomini addetti alla sua sorveglianza e si pensa avesse più di circa mille donne a servirla. 

Come abbiamo già detto riuscì a portare avanti e a far crescere il suo regno non solo con l’ausilio di un’ottima tecnica politica di amministrazione ma soprattutto grazie all’ausilio della magia e della stregoneria. In ambito asiatico spesso la stregoneria è stata collegata ad un lato più oscuro e occulto delle cose; prettamente considerata come una forma di magia più terrena, efficacemente effettiva e per questo sotto alcuni versanti anche malvagia. Ciò nonostante si riconoscevano grandi onori a queste donne sciamane le quali erano in grado, non solo di congedare spiriti malevoli, ma anche di avere una sorta di sana interazione con gli spiriti in generale e ancor più nello specifico con quelli divini, non avendo quindi bisogno di essere affiancate nelle proprie pratiche ma essendo esse stesse in grado di affiancare i sovrani nella gestione di un regno.

Alla sua morte venne sepolta in un suntuosissimo tumulo funerario, così come riportano le fonti, assieme a cento uomini e cento ancelle donne. Ad oggi ancora non è stato ritrovato con certezza il sito in cui la regina venne tumulata, nonostante più volte nella storia sia stata fatta circolare la voce di qualche ritrovamento poi smentito da accurate analisi storico archeologiche.

Una cosa però è certa, la sua figura è rimasta tanto impressa nella cultura asiatica che spesso nelle cronache coreane e giapponesi viene indicata quale prima e vera imperatrice, questo è stato possibile grazie ai lavori svolti da due importanti personaggi durante il periodo Edo(7.): il filosofo Arai Hakuseki(8.) e lo studioso Motori Norinaga(9.). Un ruolo di spicco, un ruolo unico nel suo genere, in quanto mostrerebbe quanto una donna da sola sia riuscita a costruire e a mantenere nel tempo e nei racconti ciò che altri imperatori, principi o regnanti non siano riusciti a fare: il potere della memoria nei secoli. Questo va a dimostrare quanto la stregoneria e lo sciamanesimo fossero essenziali e strettamente collegati al femminino, e quanto in ogni tempo siano stati determinanti per l’ascesa e l’autodeterminazione di un potere assoluto e non necessariamente oggettivato dal ruolo maschile che andasse a controbilanciare e nella maggior parte dei casi ad adombrare quello della donna. 

Infine dimostra a mio avviso che ogni atto, essenza, concretizzazione materica sia sempre stata collegata al sole e che nonostante questa essenza femminile fosse la realizzazione prima del tutto sotto forma di luce, coltivasse al suo interno un seme di oscurità permeante e al contempo necessario per bilanciare gli equilibri del vivere sul Midgard. 

Note

  1. Tradotto significa letteralmente “Colei che splende” e dalla quale derivano tutte le cose. Un femminino progenitore. 
  2. Sol, Jotun della tradizione nordica. E’ l’essenza del Sole.
  3. Statua della regina Himiko situata presso la stazione la stazione di Kanzaki. Da notare lo scudo che la regina impugna, un chiaro richiamo al solare e alla caratteristica del suo nome. 
  4. Traduzione: Clan .
  5. J.R. Kidder, Himiko and the Elusive Chiefdom of Yamatai.
  6. Testo datato nel 750d.C circa. 
  7. Periodo che va dal 1603 d.C al  1868 d.C.
  8. Nacque nel 1657 d.C. e morì nel 1725 d.C. Questo filosofo divenne consigliere dello ShōgunTokugawaIenobu. Il vero nome di HaraiHakuseki fu in origine Kinmi o Kimiyoshi.
  9. Un dottostudioso di origine giapponese della scuola conosciuta col nome diKokugaku che visse tra il 1730 d.C. e il 1801 d.C.
  10. Per ulteriori approfondimenti per quanto riguarda lo sciamanesimo di matrice nordica e stregoneria nordica si rimanda alla Collana del Bosco di Chiatri edita da Anael Sas:

LaugrithHeid, La Stregoneria dei Vani.

LaugrithHeid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il GrimorioNecromantico.

LaugrithHeid, Rún, i tre aspetti di una Runa.

LaugrithHeid, HelvítiSvarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea.

LaugrithHeid, Tröld*R: il Fjölkynngisbók. Magia, Stregoneria e Folk Nord Europeo.


Luca M. Valentini
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Seminarista presso l'Accademia Vanatrú Italia.

Ha svolto studi classici ed è appassionato di storia, mitologia e antropologia con particolare interesse per la sezione nordica, slava ed est europea.

Il primo incontro con la Stregoneria lo ha avuto in giovane età ma solo con la formazione e il culto Vanatrú ha imparato a relazionarsi correttamente e con disciplina alla materia e alla pratica.

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