Logi e Azar: il fuoco sacro

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There was a man called Fornjót. He had three sons; one was Hlér, another Logi, the third Kári; he ruled over winds, but Logi over fire, Hlér over the seas.” (1)

Il fuoco è un elemento naturale che ha sempre destato particolare stupore nell’uomo, acquisendo un significato materiale ma anche filosofico per moltissime culture e tradizioni, diventando quindi fondamentale per la nascita e l’evoluzione della civiltà.

Rimanendo nel territorio europeo, sappiamo che i filosofi greci individuarono nel fuoco uno dei cosiddetti archè; Eraclito riteneva che il mondo avesse avuto origine da questa forza primigena che regola tutti gli opposti contrari, nella sua forma di eterno divenire associata al Logòs. 

Nelle religioni di tutto il mondo, il fuoco è emanazione del potere divino, in qualità di elemento che continua ad ardere in continuazione, proprio come quello sotterraneo, così quello in alto.

Nel Zoroastrismo, il fuoco sacro Adar rappresenta proprio questo, e così ogni preghiera e invocazione dovrà essere fatta in sua presenza. Ecco perché nei templi di questo popolo esisteva un fuoco perenne, che non smetteva mai di ardere e anzi veniva alimentato di continuo (2) – figura 1.

I templi del fuoco erano veri e propri luoghi di culto, conosciuti come ataskada (“casa del fuoco”). Si pensa che i primi a essere stati realizzati in origine erano associati al focolare domestico. Questa tradizione si sviluppò poi nella cosiddetta Fiamma Sempreverde mantenuta viva in onore dei Divini, simboleggiando il divino in un luogo di culto. 

La prima religione iraniana venerava un dio del fuoco, Atar, che era il fuoco stesso ma che trascendeva il fuoco terreno come entità divina creata da Ahura Mazda. A lui erano dedicati il nono giorno di ogni mese e il nono mese di ogni anno.

Il fuoco è sempre stato un elemento importante nelle antiche religioni, in quanto non era solo la fonte di calore e luce in casa, ma determinava, in taluni casi, la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato in ambito legale.

Un esempio, anche qui, ce l’abbiamo attraverso la persiana Ordalia del fuoco. Il fuoco era considerato la manifestazione fisica di Atar e quindi all’accusato poteva essere richiesto di camminare attraverso il fuoco.

L’archè che vive in Atar si può trovare sublimemente nella nostra tradizione, nella figura di Logi.

Il suo nome in antico norvegese è generalmente tradotto come ‘fuoco’, ‘fiamma’ o fiammata’, e talvolta usato anche in poesia come sinonimo di ‘spada’.

Nell’analisi linguistica possiamo già di base conoscere il collegamento del fuoco come elemento dal forte potere perturbante e che assume le stesse caratteristiche di Fuoco Iniziatico legato al giudizio dei Divini, in virtù di un altro nome con cui è conosciuto: Hálogi, ossia “Alta Fiamma”.

Non da meno, secondo il mito Logi è figlio di uno dei giganti più importanti della nostra tradizione: Fornjótr.

  1. Hversu Noregr byggðist
  2. Boyce, Mary, “Zoroastrianism.” Hinnells, John R., The Penguin Handbook of the World’s Living Religions (Penguin Books)
  3. Curtis, V. S. Persian Myths. (University of Texas Press, 1993).
  4. Darmesteter, J. The Zend-Avesta. (Andesite Press, 2015).
  5. Laugrith, Heid, “La Stregoneria dei Vani”, Anaelsas 2016


Federico Pizzileo
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Seminarista e docente presso l'Accademia Vanatrú Italia.

Gli studi di linguistica e di filologia germanica universitari gli hanno aperto il mondo verso uno sguardo nuovo alle parole e alle radici europee. Con l'arrivo in A.V.I. ha potuto scoprire la sua origine pagana, entrare nella stregoneria, nell'esoterismo e nell'occultismo e acquisire il metodo di ricerca innovativo.

Oggi, oltre a essere seminarista, si occupa anche della sezione di classi relativa al mito, al rito, alle saghe e al recupero del pensiero dell'uomo antico.

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