Rune: significati e verità

Idea, numero, forma.

Questi i tre elementi che costituiscono le Rune in qualità di simbolo sacro che nasce e diventa archetipo, elemento attraverso il quale la Strega dei Vani può compiere l’atto di divinazione e comunicare con le diverse Potenze, accedendo ai diversi piani dell’Yggdrasil.

Da questa sacralità e tri-valenza si può ben comprendere come le Rune siano altro e oltre tutto quello che si può definire in uno scritto, ma c’è una certezza a cui fare perno fin da subito: la loro appartenenza.

Le Rune sono simboli arcaici che appartengono all’etenismo, in quanto simboli che attraversano e costruiscono la cultura del popolo europeo antico e del paganesimo arcaico. Per questa ragione, chiunque sia estraneo al contesto è naturalmente impossibilitato a comprenderne le stratificazioni dei significati, senza cadere in interpretazioni sbagliate e suggestioni distorte. 

Negli anni, soprattutto in Italia, si è sviluppato un fenomeno molto interessante: l’appropriazione di questi simboli da parte di chi, per un motivo o per un altro, non appartiene all’ethos pagano europeo e quindi comunica informazioni errate, screditando e manipolando la sostanza pura delle Rune a proprio vantaggio.

L’Accademia Vanatrú Italia non ha alcun interesse a sprigionare odio verso questa o quella realtà; desideriamo invece divulgare seguendo il nostro approccio di analisi di tipo esoterica, antropologica, occulta, archeologica ed etnografica, in modo che chi nutre interesse verso le Rune e tutto ciò che ruota attorno a questi simboli sacri possa incamminarsi verso la strada più giusta.

Per questa ragione, in questa pagina raccogliamo alcune delle informazioni che mettono in luce le Rune, i significati e le verità storiche, archeologiche ed esoteriche frutto di nostre ricerche iniziate più di 10 anni fa.

Togliamo subito una spina: le rune sono norrene?

No.

Perché?

Norreno deriva da Norðrœnn, che può essere tradotto in “settentrionale”.

Basta effettuare anche una piccola ricerca su Google per comprendere il motivo per cui è errato scrivere “rune norrene”, in quanto “norreno” è infatti un aggettivo e sostantivo che si riferisce esclusivamente alla lingua e alla letteratura norvegese e islandese di un determinato periodo della storia germanica, e che intercorre tra l’Età Vichinga e il quattordicesimo secolo.

L’origine archeologica: protorune

Sull’origine delle Rune se ne dicono tantissime, ma sappiamo che provengono da simboli primordiali, affinati nel corso dei secoli, fino ad arrivare a noi nelle forme più conosciute.

La cultura Vinča o Danubiale si estendeva dal VI al III millennio a.C. nel sud-est dell’Europa lungo il bacino del Danubio, nell’odierna Romania, Serbia, Bulgaria e Macedonia. Prende il nome dalla località di Vinča, 14 km a est di Belgrado, è oggi considerata una delle più antiche civiltà umane.

La civiltà neolitica di Vinča è caratterizzata da un simbolismo religioso multiforme, in quanto potrebbe essere ricostruita da oggetti di culto e offerte votive. Spesso, questi sono decorati con una varietà di motivi geometrici, con alcuni gruppi di artefatti che si distinguono per il fatto che i loro ornamenti irregolarmente asimmetrici sono designati come un carattere e non solo come un semplice ornamento. 

È il più antico sistema di scrittura conosciuto al mondo nonostante i pochi oggetti trovati.

Questa scrittura non è stata del tutto decifrata fino ad oggi; ma ha significativi parallelismi con la lineare A.

Nel 1875 gli archeologi hanno scoperto durante gli scavi a Turdas (Romania) molti oggetti con rappresentazioni di simboli precedentemente sconosciuti. Una scoperta simile fu fatta nel 1908 a Vinča, un sobborgo di Belgrado, a circa 120 km da Turdas. Più tardi, tra gli altri reperti simili, sono stati trovati a Banjica vicino a Belgrado. Ad oggi, più di mille pezzi di tali disegni sono stati trovati in vari siti archeologici nell’Europa sud-orientale, in particolare Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria orientale, Moldavia, Ucraina meridionale e aree dell’ex Jugoslavia.

Nel 1900, l’archeologo Sir Arthur Evans (1851-1941) scoprì una serie di tavolette d’argilla a Cnosso, Creta, etichettate con simboli mitici.

Credendo di aver trovato il palazzo del re Minosse con il labirinto del Minotauro, prese in considerazione le iscrizioni e la lingua che rappresentano il minoico.

Evans ha trascorso il resto della sua vita a decifrare queste iscrizioni, ma con scarso successo. Riconobbe che le iscrizioni contenevano tre diversi sistemi di scrittura: una scrittura  di tipo geroglifico, lineare A e lineare B. La scrittura geroglifica si trova solo sulle cosiddette “pietre di sigillo” e non è ancora stata decifrata del tutto.

Un’altra molteplicità di segni runici è stata scoperta su lastre di pietra a Pliska, ma per lungo tempo sono rimaste indecifrabili.

Insomma, sono tante le scoperte che ci portano a definire l’espansione runica della Vecchia Europa, che precedono persino l’Età Vichinga e quella monoteista, ma che parlano di una chiara tradizione europea ed euroasiatica.

Rune: significati di ognuna

Il popolo eteno è l’unico popolo che custodisce nel suo Logos il mistero sussurato dalle Rune. 

Difatti è soltanto la Strega di tradizione europea che “sa di conoscere” e che tesse e fila la sapienza runica per attività sciamaniche come il seiðr, di necromanzia o di altre forme tipiche del culto vanico.

Diversamente bisogna essere coscienti di trovarsi di fronte ad attività “neopagane” che nulla hanno a che vedere con la sostanza pura del simbolo.

Sappiamo infatti che il termine runa deriva dal proto-germanico *rūnō o proto-indoeuropeo *reu- che hanno significato di ‘segreto, ruggire, sussurro’, quindi ciò che possiede potere misterico e occulto e che viene rivelato solo tramite il Sacro, tramite il verbo. 

A tal proposito è senza dubbio interessante riconoscere l’associazione tra la strega e le rune e quindi osservare la loro stretta correlazione nel culto della morte: il termine relativo all’Helheimr, si riscontra nel proto-germanico *xalja-rūnō(n) (f.) e in *xalja-wītjan (n.), composti dalla radice che richiama il termine Hel (quindi sia la gigantessa che il regno a lei legato) e le rune nel primo caso, mentre nell’altro la conoscenza.

Prendendo un attimo in esame il primo elemento, si sottolinea dagli studi linguistici di Orel, come da esso sia derivato il termine old english helle-rúne (strega, necromante) e quello in alto tedesco antico helli-rūna che indica la stregoneria, la magia, come anche il gotico haliurunnae con significato di ‘colui/colei che viaggio nei regni di sotto’. 

Per quanto concerne il secondo termine in proto-germanico, esso si trasforma in antico nordico in hel-víti “conoscenza di Hel’, poiché la sapienza occulta dei morti è evidentemente difficile da ottenere da chiunque e da sostenere senza impazzire; quest’ultima considerazione si ravvisa nella struttura etimologica che risale a tempi antichi, come si è visto.

Le rune sono quindi mezzo con il quale l’uomo ottiene conoscenza per mezzo di sacrifici, di divinazione e altre azioni di veggenza sempre per mezzo del contatto coi morti, come viene suggerito anche dalla stanza 157 del Carme dell’Eccelso, espresso di seguito, in cui si evince la pratica necromantica:

157. Questo ancora, dodicesimo, conosco: se in alto un albero vedo

un impiccato oscillare,

ecco incido e in rune dipingo

così che egli cammini

e insieme a me ragioni

Sempre secondo la letteratura eddica, esse sono state ottenute da Óðinn per mezzo del suo sacrificio a se stesso, appeso all’Yggdrasil per nove notti, infilzato con la sua lancia.

A questo si unisce anche il racconto fornitoci da Tacito nel suo De origine et situ Germanorum, fonte dalla quale si ottiene l’atto di divinazione tipico delle popolazioni germaniche con l’incisione di simboli già citati dunque nel 98 d.C.:

“Attribuiscono la massima importanza al trarre gli Auspicia e al tirare a sorte. La consueta procedura con la sorte è semplice. Staccano un ramo da un albero in frutto e lo tagliano a strisce; queste vengono segnate con diversi simboli e poi lanciate a caso su un telo bianco. In seguito, il prete di stato, se si tratta di un consulto ufficiale, o il padre di famiglia, se si tratta di un consulto privato, offre preghiere agli dei e, rivolgendo lo sguardo in cielo, raccoglie tre strisce, una alla volta, e, a seconda del simbolo con cui erano state segnate, fa la sua interpretazione. Se la sorte vieta un’impresa, quel giorno non viene presa alcuna decisione sul tema in questione. Se invece la permette, è richiesta un’ulteriore conferma traendo gli Auspicia”

(Tacito, De origine et situ Germanorum, cap. X)

Per quanto questi siano pochi elementi, bastano per non considerare le rune come solo mezzo di scrittura ma anche come canale diretto con il Sacro, emanazione del Caos primordiale, archetipo indissolubile. 

Parafrasando lo studioso Mircea Eliade e lo psicoanalista Carl Gustav Jung, il simbolo e archetipo che riveste ogni singola runa, rappresenta quell’immagine primordiale che in antichità era perfettamente integrata all’inconscio, lo sosteneva poiché arrivava da altri mondi, sicuramente non quelli moderni e nemmeno quelli meno vicini come il medioevo. 

Il simbolo rivela e conduce all’amore, alla fecondità, alla vita e alla morte, all’iniziazione e ad altri stati dell’essere, trascendendo il mondo transeunte e vivificando l’inconscio del Sacro che è dentro ogni individuo, facente parte di quell’Origine che i miti trattano sotto forma di immagini e immaginazion.

Quindi, se Runa vuol dire “mistero e sussurro”, è bene diffidare da chi cerca di offrire significati di ogni runa in modo così facile, perché per comprenderle appieno è necessario entrare nel simbolo attraverso il Verbo, in un contesto iniziatico e misterico in cui il sussurro del messaggio runico proviene da chi appartiene a questa Tradizione. 

Ammettendo che quanto detto fin’ora non può essere esaustivo rispetto all’argomento, convenite anche voi che minimizzare in poche parole il significato di Fehu, di Uruz o di altre rune non può davvero rendere l’idea della potenza di ogni runa.

A tal proposito, bisogna fare una distinzione fondamentale rispetto al massa: l’Accademia Vanatrú Italia porta avanti un’importante aspetto legato alle Rune, ossia la decodifica.

Ogni simbolo, per essere compreso in ogni suo aspetto, va allontanato da qualsivoglia interpretazione, e studiato e approfondire attraverso l’indagine della decodificazione, ossia la valutazione oggettiva del messaggio.

Vuoi approfondire le Rune e i loro 4 aspetti? 

V. E. Orel, A Handbook of Germanic Etymology, Brill Academic Pub, Leiden 2003

Tacito, De origine et situ Germanorum

J. H. Looijenga, Runes around the North Sea and on the Continent AD 150-700; texts and contexts, University of Groningen, Groningen 1997

E. Neumann, “Das Schicksal in der Edda”, in Der Schicksalsbegriff in der Edda del Beiträge zur deutschen Philologie 7, Wilhelm Schmitz ed., Berlino 1955

L. Heid, Kindirúnar. Le Rune della Stirpe, Anael Sas edizioni, Lucca 2016

L. Heid, La Stregoneria dei Vani, Anael Sas edizioni, Lucca 2017

L. Heid, Rún. I tre aspetti della Runa, Anael Sas edizioni, Lucca 2017

C. G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, TEA, Milano 2007

C. G. Jung. Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino 1977

M. Eliade, Il mito dell’eterno ritorno, Lindau, Torino 2018

Federico Pizzileo
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Seminarista e docente presso l'Accademia Vanatrú Italia.

Gli studi di linguistica e di filologia germanica universitari gli hanno aperto il mondo verso uno sguardo nuovo alle parole e alle radici europee. Con l'arrivo in A.V.I. ha potuto scoprire la sua origine pagana, entrare nella stregoneria, nell'esoterismo e nell'occultismo e acquisire il metodo di ricerca innovativo.

Oggi, oltre a essere seminarista, si occupa anche della sezione di classi relativa al mito, al rito, alle saghe e al recupero del pensiero dell'uomo antico.

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