Il “viaggio per Blåkulla” e le manifestazioni antecedenti del fenomeno stregonico nel Nord Europa.

 

L’interessante saggio di Mitchell ci presenta, attraverso l’analisi di autorevoli fonti, saghe e reperti archeologici, l’evoluzione dei fenomeni di vezione e conventicola nella cultura stregonica del Nord Europa.

Nonostante la scarsità di ricerche riguardanti il lasso di tempo tra l’Età Vichinga e il primo Medio Evo è possibile notare una sostanziale differenza fra le rappresentazioni delle attività stregoniche le quali passano infatti da “semplici” procedure magiche a vere e proprie organizzazioni di streghe che si riuniscono e compiono atti diabolici che, non di rado, presentano una forte natura orgiastica.

 

Alcuni studiosi (Cohn, 1975) attribuiscono questa differenza alla battaglia contro l’eresia portata avanti dalla chiesa, tali rappresentazioni (ad esempio quella del gruppo di streghe che banchetta con il demonio) sarebbero quindi sovraimposte alle pratiche, e non rispecchianti la realtà culturale del fenomeno.

Analizzando le leggi promulgate in Norvegia tra il 1200 e il 1300 si riscontra un parallelo cambiamento, dapprima la punizione prevista per la strega era l’esilio e per divenire poi l’esecuzione.

Uno dei casi più evidenti di tale caratterizzazione delle pratiche magiche del Nord Europa è riscontrabile nelle quattro lettere Vox in Rama del 1200 scritte da papa Gregorio IX il quale asserisce che nel nord della Germania tali attività prevedevano: una iniziazione ed un banchetto dopo il quali i partecipanti danno “l’osceno bacio” ad un grande gatto nero, alla fine della cerimonia vengono spente le luci e segue un orgia con prominenti caratteristiche omosessuali.

Verso la fine del sedicesimo secolo, descrizioni di questo tipo saranno ormai frequenti nei report delle corti di accusa. Praticamente tutti i report narrano di streghe che raggiungono in volo una destinazione lontana (Blåkulla, Blaakolden, Bloksbjerg) ove si raggruppano per compiere atti magici e congiungersi al demonio.

La più chiara evidenza della forte identificazione di tale scenario è contenuto ne Historia de gentibus septentrionalibus. In questo testo etnologico il cattolico Olaus Magnus si riferisce a Blakulla usando la circonluzione Jungrfrun (isola svedese) e sostiene che vicino al mar del nord sorgerebbe un altissima montagna evitata accuratamente dai marinai poiché foriera di terribili sventure, li si incontrerebbero le streghe del nord per esercitarsi con le loro magie, secondo Olaus chiunque arrivi in ritardo a tale Ministero del Demonio viene poi crudelmente tormentato. 

Tanto fortunatamente per la ricerca storica quanto stranamente per un cattolico di quell’epoca, Olaus Magnus sottolinea che le sue sono opinioni e non fatti da prendere con assoluta certezza. Se questa è l’immagine delle pratiche magiche del Nord Europa come caratterizzatasi dal quindicesimo al sedicesimo secolo è vero anche che, studiando i monumenti e le saghe del nord, lo scenario cambia sostanzialmente. 

Da alcuni monumenti Nordici, specialmente quelli riguardanti le pratiche magiche del periodo pagano, i praticanti erano descritti come aventi bisogno di aiutanti al fine della pratica. Uno degli esempi possibili ci arriva dalla Orvar-Odds saga quando si parla di Heiðr la strega:

 

Vi era una donna di nome Heiðr, una profetessa e una donna magica, attraverso la sua stregoneria poteva conoscere le cose prima che accadessero. Ella partecipava a banchetti e prevedeva i destini degli uomini e il corso dell’inverno. Aveva con se trenta individui, quindici ragazzi e quindici ragazze”

Il manoscritto più antico di tale saga è più elaborato della versione successiva, spiegando che tali assistenti erano necessari ad Heiðr per l’esecuzione dei canti e che ella vi si recava all’aperto al fine di eseguire riti magici.

Possiamo osservare come in tale rappresentazioni manchino completamente le caratteristiche di viaggio inteso come trasferimento in un luogo lontano mentre è presente il recarsi all’esterno. 

 

Tale racconto è anche totalmente privo delle caratteristiche orgiastiche spesso riportate a riguardo, in tale contesto il gruppo di aiutanti è infatti necessario ai fini dell’esecuzioni dei canti. Fondamentalmente l’unico punto davvero comune con le descrizioni dei report delle corti di accusa è il gruppo operante atti magici.

Anche nella Eiriks saga Rauða è riscontrabile l’immagine della profetessa circondata da assistenti che cantano. Nella presentazione della colonia di Greenland ci viene raccontato di una donna di nome Þorbjorg, una veggente e una di nove sorelle, tutte veggenti. Þorbjorg viaggia e partecipa a banchetti con una modalità simile a quella prima descritta ad eccezione della presenza degli assistenti.

tardi il giorno seguente le procurarono quanto necessitava per l’esecuzione del rito. Ella chiese l’assistenza di donne che conoscessero gli incanti necessari per l’esecuzione della pratica, conosciuti come warlock-songs”

[…]

“le donne formarono allora un cerchio intorno alla piattaforma rituale su cui   Þorbjorg si sedette”

Non è possibile per Mitchell affermare con certezza che le sopracitate siano conoscenze empiriche delle pratiche pagane piuttosto che versioni romanzate, ci riportano comunque che l’immagine delle streghe che si raccolgono in gruppo era già presente nel quattordicesimo secolo.

 

Vi è un termine particolare che descrive gli spostamenti non corporei delle streghe, gandreið, il quale manca della caratterizzazione da sabba e indica specificatamente la funzione di ricerca di informazioni, diversamente il termine “witch-ride” più comune nel quindicesimo secolo indica uno spostamento fisico (anche se per mezzi sovrannaturali).

Vezioni e conventicole vengono riportate congiuntamente nella Ketils saga hœngs, qui è la nativa pratica della Ping che vede le streghe riunite in gruppo, anche altre saghe fanno menzione di tale usanza, come l’Hávamál stesso, il quale al verso 155 riporta una suggestiva testimonianza di assemblea e spostamenti effettuati con mezzi sovrannaturali.

Nel suo saggio Mitchell esamina e connette agli studi di cui sopra, un curioso parallelismo, quello tra le storie molto simili di due donne svedesi: Santa Ingrid e Santa Birgitta, separate a livello temporale solamente da un centinaio di anni.

Gli avvenimenti che caratterizzarono la vita di Santa Birgitta sono notevolmente somiglianti a quelli di Santa Ingrid facendoli apparire quasi volutamente da essa ispirati. Curiosamente nelle Revelationes extravagantes di Birgitta si trova la storia dell’arrivo a Roma della santa in un momento storico nel quale, le sue estatiche esperienze religiose, non subivano ancora sanzioni o interpretazioni ufficiali, venne però accusata dal popolo di Roma di essere una strega a causa di esse.

Quello che entrambe queste donne desideravano e per la quale erano disposte a lottare erano comunità religiose organizzate per donne, e, non di poco conto, dirette da autorevoli figure femminili che avrebbero esercitato la loro autorità anche sui monaci.

Larner si chiede se la caccia alle streghe non sia stata in realtà una reazione ad un pericolo percepito nel cambio di status e potere esercitabile delle donne (1984), la Chiesa infatti pur riservando spazio (marginale) al suo interno per loro, potrebbe aver temuto la figura di una Badessa che governa non solo figure femminili ma anche maschili, non è un caso che una delle tre qualità che il Malleus Maleficarum (1487) riporta come favorenti la stregoneria fosse l’ambizione.

Come si evince da quanto esposto sopra, la cultura nativa aveva sicuramente testimonianze di donne che viaggiano con modalità sovrannaturali o si riuniscono ai fini della pratica stregonica, ma con un orientamento differente da quello che verrà poi sovraimposto dalla caccia alle streghe, inoltre, nonostante questi elementi “comuni” mancano completamente nelle fonti più antiche i riferimenti a pratiche orgiastiche. 

L’autore evidenzia infine anche come, dal punto di vista etimologico, tutti i termini per descrivere le streghe negativamente abbiano radice Germanica ( heckse “witch”; bole “fornicate”; i nomi Blakulla e Jungrfrun stessi) e come questo fatto offra doverosi spunti di approfondimento.

Articolo di Valentina Moracci

per il Vanatrú Italia

 

 

 

 

*Per richiesta attestazione fonti articoli, rivolgersi al Vanatrú Italia *

 

 

 

Per approfondimenti: 

Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Rún, i tre aspetti di una Runa, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Helvíti Svarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea, Anaelsas edizioni.

 

*Gli “share” senza citazione della fonte sono elemento di querela poiché si ledono gli elementi del copyright sanciti dalla legge italiana*

 

 

Ylenia Oliverio
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Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.

Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea
in Scienza dei beni Archeologici.

Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.

Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.

Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.

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