Dispiegati al suo soffio: il ruolo del Vento nella cultura tra Oriente e Occidente.

Il soffio di Eolo può entrare nelle pieghe dell’avidità umana”. Partendo proprio da questa splendida citazione del famoso grecista Giulio Guidorizzi in questo nuovo articolo andremo ad affrontare la figura mitica o divina collegata ad una essenza primordiale e onnipresente dalla notte dei tempi nel sostrato culturale e cultuale della vita umana, ovvero il Vento. Il vento infatti per la sua particolare natura è davvero capace di entrare ovunque, anche nelle pieghe più profonde e desolate dell’animo umano, negli anfratti caratterizzati dalla dimenticanza e dalla corruzione.                                                                                                                                              

Smuove le membra, placa la mente ed incanta il cuore.  Un vento che porta messaggi, un vento che fa vibrare i cieli, un vento che trasporta con sé il Verbo della Strega. Verbo che si concretizza nella sua forma più assoluta e vera, reale e consistente. Vari ricercatori hanno studiato questa figura del Vento, trovandola a metà strada tra il divino ed il demoniaco, tutto sempre a seconda della cultura che si andava ad analizzare.                            

Secondo Crosina le diverse mitologie dei vari popoli che si ricollegano al Vento sembrano rifarsi tutte ad una unica matrice comune, così come comune è il collegamento al guardiamo dei Venti, basti pensare ad esempio a figure come quella di Eolo per i Greci o a Feng Po per i Cinesi. In quasi tutte le culture i venti vengono concepiti come emanazione stessa delle divinità supreme o infere, un soffio non solo vivificatore ma anche in grado di portare un canto di morte o rinascita. Un canto che diffonde la luce della conoscenza tra le tenebre della dimenticanza.

                        

1.Animali legati al vento

Nelle più disparate culture possiamo notare come diversi animali possano essere stati associati all’essenza del vento, come ad esempio volatili o anche scimmie, queste ultime proprio per il loro carattere tipicamente imprevedibile e a tratti aggressivo.

Ma l’animale che in assoluto viene spesso associato a questo elemento è senza dubbio il serpente, animale che si muove con le sue spire e col suo stesso movimento smuove anche tutto ciò che ha attorno. Un essere che muta, cambia, si adatta e si fa strada in ogni dove. Animale sacro, anch’esso dotato di poteri venefici o vivificanti, di segreti sibilanti come quegli stessi che vengono trasportati dai venti. Il movimento del serpente inoltre veniva identificato proprio con il soffio impetuoso in grado di generare venti impetuosi e nel peggiore dei casi anche uragani devastanti.

 

                              

2.La sacralità del Vento nelle diverse aree geografiche.

La prima figura divina da annoverare in questa analisi, e che già in precedenza è stata nominata, è senza alcun ombra di dubbio quella di Eolo. Guardiano dei Venti e quindi egli stesso divinità nell’area della Grecia, secondo la mitologia era in grado di liberare e controllare i vari venti o tramite l’utilizzo di caverne o all’interno di un’otre custodita a Lipari (una delle isole Eolie).

Possiamo leggere delle sue gesta e dei suoi interventi divini in aiuto o meno degli esseri umani in vari racconti tramandatici dalla letteratura. Basti pensare ad esempio all’episodio presente nell’Odissea di Omero in cui il dio impietosito dalle sventure di Ulisse fa a lui dono di un’otre con un vento favorevole così che possa tornare nella sua patria con maggiore agevolezza durante il viaggio in nave.

Dirigendoci nell’area Slava notiamo anche qui come i diversi venti fossero tutti uniti al comando di un’unica divinità o essenza, un’entità che prendeva il nome di Stribog; di questa divinità abbiamo la prima menzione con l’aspetto da anziano nella “Cronaca di Nestore” dell’XI° secolo.

Cosa invece ancor più interessante era la pratica assai diffusa nell’area Balto-Slava, la quale consisteva nell’interpretare i movimenti degli alberi e il rumore generato dal vento come la presenza degli spiriti dei propri antenati nelle notti in cui si svolgevano rituali in loro onore. Qui il vento andava quindi a rappresentare il segnale tangibile del collegamento tra i vivi i propri cari defunti, quel filo eternamente teso e forte tra il mondo superiore e il mondo dei morti. Spostandoci invece nell’area Germanica, vediamo quanto in realtà ci fosse uno stretto collegamento nella mitologia tra l’elemento aria ed il vento. Quest’ultimo altro non è che uno degli spiriti che compongono la matrice essenziale da cui è stato generato, l’Aria appunto.                                                                                                                           

Secondo Snorri l’Aria infatti poteva essere definita Ginnungagap, quel baratro abissale con riferimento al Vuoto primordiale, uno vuoto quasi statico come l’aria quando non è sferzata dal vento. Il Vento quindi è il motore del movimento che porta all’attuazione del disegno prestabilito. E’ quel motore pulsante in grado si animare l’immobilità circostante del cielo e della terra. Nel mito nordico possiamo leggere che il vento venne generato dal battito delle possenti ali d’aquila del gigante Hræsvelgr.  Da questo movimento nacque e prese il nome di Kari o Vindr. Anch’esso essenza primordiale e daemonica, uno Jötun difficile da dominare.

Dominare il vento come si è appena detto non è cosa facile, anzi; nonostante ciò tale atto mistico era ed è una prerogativa tipica delle streghe del Nord. Le Volur appunto, che con i propri canti rituali sono in grado di suscitarne il potere sia per portare beneficio sia per arrecare danni tramite la tempesta. Tempesta che diventa mite quando invece diviene mezzo tramite il quale la predizione della veggente veniva diffusa ed arrivava alle genti. Talvolta il vento viene indicato anche come strumento per compiere un dato destino.

Non solo messaggero o portatore quindi, ma anche esso stesso matrice cosmica del cambiamento. Non è un caso se secondo la Isnardi il Vento venga proprio definito come elemento cosmico e grande detentore del sapere.

Basti pensare ad Odino che dovette rimanere appeso per 9 notti su di un albero sferzato dal Vento per apprenderne, tramite il sacrificio, l’arcana conoscenza e sapienza.

Non solo le Volur però avevano la caratteristica arte di usufruire del potere del vento, infatti nelle cronache a noi pervenute tramite O. Magnus ed Anglicus si parla anche di un popolo che era non solo in grado di padroneggiarlo, ma anche di contenerlo e commerciarlo.

Si tratta del popolo Lappone, il quale si racconta che riuscisse con i propri incanti a contenere l’essenza del vento in delle boccette e affidarle ai naviganti per permettere loro di gestire al meglio il proprio viaggio.

 

3.L’eterno viaggio del popolo del Vento.

Questo viaggio mistico che ha sempre visto partecipi non solo i naviganti di ogni dove, diviene così essenza di comunione tra popoli lontani solo geograficamente ma uniti nella sostanza divina di questo impetuoso movimento. Non è un caso infatti se un popolo conosciuto dai più come popolo errante, ovvero i Rom, popolo libero e fiero detentore della propria tradizione sia stato spesso definito “Il popolo del Vento”. Questo perché come il vento erano capaci di migrare e spostarsi rapidamente, mantenendo salde le proprie radici interiori fondate sugli antichi principi dei loro antenati.

Tutto questo per farci capire che il Vento è anche ricordo preciso e costante.

E’ quel continuo νόστος, quel ricollegarsi alle antiche radici pagane che tra un soffio e l’altro riecheggiano ancora, che si diffondono ancora e non aspettano altro che urlare appieno la loro vasta ed immensa grandezza.                                                                                                                                             

Tramite il Vento, tramite le correnti della vita, tramite il canto della Strega che ancora oggi l’antica conoscenza per le vie di questo nostro mondo guida.

  • Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.
  • Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.
  • Laugrith Heid, Rún, i tre aspetti di una Runa, Anaelsas edizioni.
  • Laugrith Heid, Helvíti Svarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea, Anaelsas edizioni.
  • Laugrith Heid, Tröld*R: il Fjölkynngisbók. Magia, Stregoneria e Folk Nord Europeo, Anaelsas edizioni.
  • Laugrith Heid, Nawia. Stregoneria e Folk euroasiatico, Anaelsas edizioni.
  • C. Isnardi, I miti nordici, Longanesi editore.
  • Graves, I miti greci, Longanesi editore.
  • Snorri Sturluson, Edda in prosa, Garzanti editore.
  • L.Crosina, Il vento, Respiro del cielo e della terra.
  • Odissea, Libro X: Il canto di Eolo, a cura di M. Marzi, Principato editore.
  • Cronaca degli Anni Passati, di Nestore Annalista e a cura di A.G.Kossova.
  • The Wind on the Heath: A Gypsy Anthology, by J. Sampson
Luca M. Valentini
Leggi altri post

Seminarista presso l'Accademia Vanatrú Italia.

Ha svolto studi classici ed è appassionato di storia, mitologia e antropologia con particolare interesse per la sezione nordica, slava ed est europea.

Il primo incontro con la Stregoneria lo ha avuto in giovane età ma solo con la formazione e il culto Vanatrú ha imparato a relazionarsi correttamente e con disciplina alla materia e alla pratica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *