Quando si parla di “Mito” si parla di racconti. I soggetti principali dei quali risultano essere Eroi del passato, Antenati, Spiriti o Divinità. 

Questi racconti a seconda della persona a cui se ne chiede opinione, ricevono significati più o meno profondi.

Se si disquisisce di “Mito” con individui senza nessuna propensione sacrale, si sentirà descriverli semplicemente come racconti a sfondo fantastico-favolistico creati dai popoli antichi per dare spiegazioni di cose a loro sconosciute, come per esempio i fenomeni naturali o la creazione del mondo.

Qualora invece se ne discuta con individui propensi a un certo tipo di filosofia, e\o attivi in un contesto di spiritualità esoterica, le spiegazioni che potremmo sentirci dare sono molteplici.

Dal Filosofo otterremo più facilmente una spiegazione sul come il mito funga da insegnamento sociale (esempio di ciò è il mito della Caverna di Platone).Mentre dall’Esoterista otterremo, oltre a questo, anche la visione del mito come involucro custodente un insegnamento occulto.

Mito è un sostantivo che deriva dal greco μῦϑος, che a sua volta si può tradurre in “parola, discorso”. Questo diventa una vera chiave che dischiude molteplici intuizioni.

Aspetto antropologico del mito

Grande aiuto ci viene dato da Mircea Eliade in questo campo; un filosofo in grado di usare tutte le nozioni lasciateci dalle religioni, portandole nel dominio della ragione al fine di spiegarne i concetti.

Ogni civiltà apparsa sulla Terra ha vissuto e lasciato ai posteri un vasto repertorio di Miti. Fin dalla più antica età ogni civiltà è stata intrisa di  racconti che inneggiavano a gesta eroiche di personaggi divini, o semi-divini.

La funzione del mito secondo Eliade è di fatto anche un’antropologia dell’immaginario. Le immagini di dei e dee – di entità benevole e malevole – di mondi celesti ed inferi sono secondo Eliade “matrici del senso”, e hanno l’effetto di produrre simbolismi caratterizzanti tutti gli aspetti della vita di un intero popolo, quale esso sia:

– aspetto storico culturale

– aspetto psicologico 

– aspetto esistenziale

Prendendo poi in considerazione ciò che insegna Malinowski, si intuisce ancora meglio quanto sia importante, per non dire indispensabile, la  funzione del Mito a più livelli.

Egli infatti sostiene che il mito << …è l’espressione, la valorizzazione, la codificazione di un credo; difende e rinforza la moralità; garantisce l’efficacia del rito, e contiene pratiche che guidano l’uomo. Il mito è perciò una componente vitale della civiltà umana; non è un futile racconto, ma una forza attiva operante; non è una spiegazione razionale o una immagine artistica, ma un documento pragmatico di fede primitiva, di saggezza morale.>>

Del resto, non è un segreto che il mito sia condotto da un metalinguaggio, che permette di integrare e rendere ben presenti nel quotidiano di ogni individuo tutti quegli elementi che potremmo definire numinosi, eterni.

Dietro ogni immagine archetipica del mito, c’è sempre un altrove che ne è la fondamenta e che diventa essenza e assenza, un vuoto cosmico che trascende lo spazio e il tempo noti all’uomo.

In altre parole, potremmo dire che ogni mito è potenziale, implicante e ha origine da forme che si attualizzano nel qui e ora ma che esistono sempre e sempre non esistono.

Quando si parla di “mito”, possiamo ricordare assolutamente tre prospettive classiche della visione del tempo:

  1. Una linea retta, che va dal passato e procede al futuro: ecco il tempo storico;
  2. Un cerchio infinito o, meglio, una spirale: ecco il tempo ciclico.
  3. Il cosiddetto tempo esistenziale, che non è esteriore ma interiore, che si nutre del tempo storico ma non è legato, e che procede con cadenze diverse, personali.

Oggigiorno, tra l’altro, secondo alcune letture postmoderne si tende a considerare annullata la creazione dei miti, perché per alcuni viviamo in tempo “fuori dalla storia”.

In verità, a nostro dire, viviamo in un tempo diluito, in cui esistono barriere che apparentemente si possono valicare grazie all’utilizzo della tecnologia.

Dunque la coscienza mitica ha permesso agli archetipi di entrare nella vita di tutti i giorni sotto altre forme: il mito è diventato leggenda e la leggenda si è trasformata in un racconto che la mamma o il papà dice al proprio figlio o figlia per insegnare qualcosa, per far addormentare, per intrattenere prima di andare a letto.

Il Mito nella letteratura psicologica

Il mito continua a esercitare il suo potere e a manifestare la sua influenza sullo sviluppo umano anche con l’avanzare della ricerca scientifica.

Questi racconti leggendari fanno parte del bagaglio culturale degli esponenti antropologi, psicologi e psichiatri sin dall’inizio di queste discipline, anche nei casi in cui si manifesta reticenza nell’ammetterlo. Mircea Eliade li considerava come “il modello archetipico di tutte le creazioni, indipendentemente dal piano a cui si riferiscono” non solo quindi una narrazione ma un parte inscindibile dell’essere umano. Il mito contiene delle “forme significanti” manifeste nelle culture di tutto il mondo. 

La letteratura di settore che “menziona” o studia il mito è veramente ampia, rendendo impossibile e fuori luogo una rassegna in questo ambito. Sicuramente, con le differenze presenti nei vari autori, questa frequenza di apparizione ne testimonia la fondamentale importanza.

Nel mito erano e sono contenuti molti dei frutti che le discipline sopra menzionate hanno offerto.

Il mito contiene la storia dell’uomo e degli dei, contiene forme pensiero e rappresentazioni tramite il logos della parte non prettamente fisica dell’uomo, è etereo e fisicamente manifesto assieme. Il mito è una favola, una storia, così reale che, nelle pratiche menzionate si manifestava a volte, forse a dispetto, tramite gli agiti e i sogni di persone che non avrebbero dovuto avere tali conoscenze.


ENGLISH

When we talk about “Myth” we talk about stories. The main subjects of which turn out to be Heroes of the past, Ancestors, Spirits or Divinities.
These stories depending on the person whose opinion is asked, they receive more or less profound meanings.

If you discuss “Myth” with individuals without any inclination sacral, you will hear them simply described as background stories fantastic-fairy tale created by ancient peoples to explain things unknown to them, such as natural phenomena or the creation of the world.

If, on the other hand, it is discussed with individuals inclined to a certain type of philosophy, and / or active in a context of esoteric spirituality, the explanations that we could hear are many.

From the Philosopher we will more easily obtain an explanation on how the myth serves as a social teaching (example of this is the myth of Plato’s Cave). While from the Esotericist we will obtain, in addition to this, also the vision of myth as an envelope containing an occult teaching.

Myth is a noun that derives from the Greek μῦϑος, which in turn can be translated into “word, speech”.

This becomes a real key that unlocks multiple insights.

Anthropological aspect of the myth

Great help is given to us by Mircea Eliade in this field; a philosopher able to use all the notions left to us by religions, bringing them into dominion of reason in order to explain the concepts.

Every civilization that has appeared on Earth has lived and left a vast one for posterity repertoire of Myths. From the earliest age every civilization has been imbued with tales that praised the heroic deeds of divine characters, or semi-divine.

The function of the myth according to Eliade is in fact also an anthropology of the imaginary. The images of gods and goddesses – of benevolent and malevolent entities – of worlds

According to Eliade, heavenly and underworld are “matrices of meaning”, and have the effect of producing symbolisms that characterize all aspects of the life of an entire people, whatever it is:

  • historical cultural aspect
  • psychological aspect
  • existential aspect

Then, taking into consideration what Malinowski teaches, one can guess even better how important, if not indispensable, is the function of the Myth on several levels.

In fact, he argues that the myth << … is the expression, enhancement, codification of a creed; defends and strengthens morality; guarantees the effectiveness of the ritual, and contains practices that guide man. Myth is therefore a vital component of human civilization; it is not a futile tale, but an active force at work; it is not a rationale or an image artistic, but a pragmatic document of primitive faith, of wisdom moral. >>

Moreover, it is no secret that the myth is led by a metalanguage, which allows all those elements that we could define numinous, eternal, to be integrated and made present in the daily life of each individual.

Behind every archetypal image of the myth, there is always an elsewhere which is its foundation and which becomes essence and absence, a cosmic void that transcends space and time known to man.

In other words, we could say that every myth is potential, involving and originates from forms that are actualized in the here and now but that always exist and do not always exist.

When we talk about “myth”, we can absolutely recall three classic perspectives of the vision of time:

A straight line, which goes from the past and proceeds to the future: here is historical time;

An infinite circle or, better, a spiral: this is cyclical time. The so-called existential time, which is not external but internal, which feeds on historical time but is not linked, and which proceeds with different, personal cadences.

Today, among other things, according to some postmodern readings, the creation of myths tends to be considered canceled, because for some we live in time “outside history”.

In truth, in our opinion, we live in a diluted time, in which there are barriers that apparently can be crossed thanks to the use of technology.

Therefore the mythical conscience has allowed the archetypes to enter everyday life in other forms: the myth has become a legend and the legend has turned into a story that the mother or father tells their son or daughter to teach something, to put you to sleep, to entertain before going to bed.

Myth in the Psychological Literature

The myth continues to exert its power and to manifest its influence on human development even with the advancement of scientific research.

These legendary tales have been part of the cultural background of anthropologists, psychologists and psychiatrists since the beginning of these disciplines, even in cases where there is a reluctance to admit it.

Mircea Eliade considered them as “the archetypal model of all creations, regardless of the plane to which they refer”, therefore not only a narrative but an inseparable part of the human being.

The myth contains “significant forms” manifested in cultures around the world.

The literature of the sector that “mentions” or studies the myth is truly extensive, making it impossible and out of place to review it in this area.

Surely, with the differences present in the various authors, this frequency of appearance testifies to its fundamental importance.

In the myth were and are contained many of the fruits that the disciplines mentioned above have offered.

The myth contains the history of man and of the gods, contains thought forms and representations through the logos of the not purely physical part of man, is ethereal and physically poster together.

The myth is a fable, a story, so real that, in the practices mentioned, it sometimes manifested itself, perhaps in spite of it, through the acting out and dreams of people who should not have had such knowledge.

Per approfondimenti:

Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Rún, i tre aspetti di una Runa, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Helvíti Svarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Tröld*R: il Fjölkynngisbók. Magia, Stregoneria e Folk Nord Europeo, Anaelsas edizioni.

*Gli “share” senza citazione della fonte sono elemento di querela poiché si ledono gli elementi del copyright sanciti dalla legge italiana*

Federico Pizzileo
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Seminarista e docente presso l'Accademia Vanatrú Italia.

Gli studi di linguistica e di filologia germanica universitari gli hanno aperto il mondo verso uno sguardo nuovo alle parole e alle radici europee. Con l'arrivo in A.V.I. ha potuto scoprire la sua origine pagana, entrare nella stregoneria, nell'esoterismo e nell'occultismo e acquisire il metodo di ricerca innovativo.

Oggi, oltre a essere seminarista, si occupa anche della sezione di classi relativa al mito, al rito, alle saghe e al recupero del pensiero dell'uomo antico.

Valentina Moracci
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Marco Bonora
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