Sempre attraverso una ricerca di Colin Peter per l’università di Glasgow (¹) cerchiamo di estrapolare una serie di concetti che serviranno nella nostra personale ricerca per la ricostruzione del pensiero proto germanico e germanico.
Richard North (1991) ha sostenuto che i resti del sistema concettuale proto germanico, possono essere rilevati nell’inglese antico e nell’antico norvegese-islandese e forniscono un modo per interpretare le sfumature dei concetti mentali in queste lingue.
Tali informazioni aggiuntive sarebbero chiaramente di grande beneficio nell’interpretare la visione del mondo degli oratori di antico inglese e antico norvegese-islandese; ci aiuterebbero a confrontare il loro sviluppo dal loro antenato comune. Per valutare e comprendere lo schema ricostruito da Colin Peter, possiamo cercare di tracciare un filo concettuale comune attraverso le lingue germaniche medievali sopravvissute, valutando il presupposto che queste derivino da una concettualizzazione unitaria in proto-germanico.
Nel tentativo linguistico moderno di indagare la “psiche” proto-germanica, “Altgermanische Seelenvorstellungen im Lichte des Heliand” di Hans Eggers (1957), utilizzò prove dell’antico sassone, che riteneva offrisse la migliore comprensione dello sviluppo dei concetti psicologici in proto-germanico. Il lavoro di Eggers è importante per distinguere la mente dall’anima: è una delle distinzioni concettuali fondamentali osservate nelle prime lingue germaniche.
Eggers afferma che nel momento in cui l’Antico Sassone venne scritto, mód e hugi erano sinonimi. Tuttavia sostiene che, nella fase iniziale della lingua, e per estensione proto-germanica, hugi era il termine “mente” principale, mentre mód rappresentava un “Dämon”.
Una visione che ci vede alquanto correlati. Una sorta di sede primaria per lo sviluppo del daemon istintuale.
Eggers sostiene che, sebbene ampiamente sinonimi mód e hugi, in antico sassone rappresentino echi di una disparità razionale (hugi) ed emotiva (mód) all’inizio del germanico, dove c’era una divisione dualistica tra pensiero e sentimento.
Un dualismo presente e radicato anche in tutto il mito germanico.
Un approccio diverso è adottato da Stephen Flowers (1983), che utilizza il confronto di massa tra le lingue germaniche esistenti, al fine di ricostruire i significati di un certo numero, di ciò che chiama “concezioni dell’anima”. Lo studio di Flowers rivela che sia l’antico norvegese che islandese conservano la terminologia precristiana all’interno di un quadro ideologico indigeno. Egli vede l’antropologia della persona proto-germanica come consistente di una struttura tripartita: un’anima incarnata, un’anima disincarnata e un’anima separabile. Egli osserva che con la cristianizzazione ci fu un passaggio da questo schema verso una dicotomia tra corpo e anima e all’interno di questo, una tricotomia tra corpo, anima e spirito.
Flowers ricostruisce il Proto-Germanico “anima incarnata” come composto da tre parti: *Hug- con attribuito il ruolo di sede cognitiva, responsabile delle funzioni riflessive, percettive e votive; * mód- concepito come ‘la forza emotiva’; e una terza parte modellata sull’antico norvegese-islandese önd/andi dove è designato il “concetto di respiro”. La ricostruzione di Flowers si basa su un amalgama dei concetti psicologici del primo germanico. Come accennato in precedenti articoli, mód differisce dalla “mente”.
La “mente” è un concetto principalmente cognitivo, considerato separato dal corpo; mód è responsabile non solo del pensiero ma anche della conoscenza e del sentimento. Inoltre, come ha dimostrato Lockett, il mód era considerato parte del corpo, che rispondeva fisicamente agli stimoli emotivi. Tuttavia, sebbene sia considerato parte del corpo, ci sono prove in cui si pensava che mōd fosse in grado di viaggiare al di fuori del torace durante i periodi di reminiscenza (Lockett 2011: 38).
La tradizione vernacolare presenta anche mód come avente “una mente propria”, spesso incoraggiando ed esortando la persona all’azione. Questa parte dell’anima è il demone interiore.
Il risveglio di questo demone coincide con il sacrificio del sé per una forma post rivelatrice del risveglio della fiamma nera.
Mód come sede della conoscenza primaria ed istintuale, il primo step per il risveglio draconiano che accede attraverso la parte ancestrale, demonologica ed archetipa del nostro sé.
Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.
Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea.
Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.
Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.
Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.
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