Tra folklore e tradizioni – Paralisi e illusioni ipnagogiche nella tradizione europea

 

Tra folklore e tradizioni – Paralisi e illusioni ipnagogiche nella tradizione europea

Introduzione

Introdurre un argomento dibattuto e interessante come quello esplicato nel seguente articolo è altresì complicato se non si considera che il folk europeo è il flusso perpetuo di quei cultiappartenenti all’Europa antica. Solo allora, viene innegabilmente facile comprendere come le manifestazioni, i rituali, le festività e il folk stesso abbiano qualcosa di antico nelle proprie trame, ritrovandosi (anche sotto altri nomi) in tratti comuni in tutto il continente. Quello che viene narrato dalle vicende che prima di addormentarsi ogni bambino ascolta, assume la valenza di tradizione che viene tramandata e soprattutto nei bambini, ancora spogli dalle costrizioni della pudicizia e moralità, riescono a percepirne l’essenza, osservarne i movimenti ed a goderne dei tratti antichi, tramandando il tutto a loro volta. Nei contesti piùrurali e racchiusi, rispetto alle grandi metropoli, continua a persistere il folklore in modo attivo, venendo percepito come viscerale, entrando senza troppi problemi nelle trame della vita di ogni individuo, poiché il proprio inconscio custodisce i fasti dei propri Antenati, compresa la serratura utile a percepire le essenze di ciò che non è mondano.

Quello che si vuole affrontare in questa sede, riguarda quel fenomeno delle paralisi notturne (strettamente legate a quelle che secondo la scienza si chiamano illusioni ipnagogiche) che colpisce una buona fetta della popolazione mondiale. Si vedrà, in prima battuta, quello che le tradizioni folkloristiche europee ed italiche ci lasciano come manifestazioni notturne, corroborando i lasciti del folk con altrettanti studi scientifici, che non annullano o limitano quanto ci viene tramandato.

Le manifestazioni

In accordo comune in tutta Europa, le illusioni ipnagogiche assumono delle manifestazioni con caratteristiche di poco dissimili in tutto il continente.

Una delle manifestazioni legate al folklore italiano è quello delle Pandafeche, (nome italianizzato, poiché originariamente chiamate Pantafc o in altre varianti, dipendenti dalla zona abruzzese e marchigiana di localizzazione).

 

 

 

Nel momento più buio della notte, in quel momento in cui sei all’apice del tuo sonno, ecco che dalla porta entra una oscura figura che ti sale sul petto, ti soffoca, ti fa dimenare bloccandoti con veemenza al letto. Puoi cercare di divincolarti quanto vuoi, magari prova a gridare per chiamare aiuto ma lei, in veste di Strega, si ciberà in quell’attimo di quello che offri.

 

Così potrebbe essere ben identificata questa figura, che seguendo la tradizione abruzzese e marchigiana, assumerebbe le sembianze di uno spettro (per molti lo spirito di un morto) o di Streghe che, intenzionate a ferirli tramite l’ausilio di unguenti e pratiche estatiche specifiche, entravano nelle dimore dei malcapitati tormentandone il corpo durante la notte, talvolta ferendoli (ci sono attestazioni di taluni che dicono di essersi svegliati con graffi sulla testata in legno del letto). Credenze popolari raccontano che per fare in modo che questi spiriti non facessero più visita di notte, dalle sembianze di donne anziane vestite di bianco e talvolta di nero, talora come elfi oscuri o gatti, bisognava lasciare un fiaschetto di vino vicino al letto, una scopa con numerose setole di fronte alla porta, ancora meglio, un sacchetto di legumi/sabbia oppure, come accade in Puglia grani di sale, talvolta sparso alle entrate per far in modo che si fermassero per contare. In questo modo, una volta varcata la soglia della porta di casa, questi si bloccano fino all’alba, ovvero fino al momento in cui si dissiperà la loro forza. Ovviamente queste misure cautelative contro questa Figura non sono certamente quelle definitive, perché variano di regione in regione e soprattutto assumono anche un significato simbolico, permettendo di celare al mondo, i veri mezzi per riuscire a non impazzire notte dopo notte; di sicuro per non far scatenare la loro ira, si era soliti evitare di piantare un coltello nel legno.
 

Rimanendo in Italia, precisamente in Sardegna, ecco delinearsi la figura dell’Ammuntadòre, le cui testimonianze ci raccontano come questa manifestazione sia anch’essa di carattere mutevole, capace di trasformarsi da semplice nebbia che entra dagli spifferi della porta, a figure umane con volti non distinguibili o addirittura insanguinati e, spesso, legate – secondo il folk – sempre alla figura di Streghe.

Spostandoci al sud della penisola, troviamo le Macàre o Macàrie, ovvero le Streghe del Salento. Temute e rispettate allo stesso tempo erano capaci durante la notte di entrare nelle case mutando la loro forma in ombre o vari animali, tormentando e danneggiando i mal capitati.

 

Come accennato, questo tipo di manifestazione si riscontra facilmente in tutta Europa. Nel folklore slavo, ad esempio, troviamo la Mora (tipica del folk croato) che si dice entri tramite la serratura della porta, sedendosi sul dormiente cercando di strangolarlo (moriti, ovvero “Strangolare”); spostandoci nelle zone della Polonia, troviamo la Zmora o Mara, più simili alle Pandafeche per via della loro manifestazione. Si dice, infatti, che siano il doppio delle Streghe che durante la notte si distaccano e tormentano il dormiente sotto forma di una donna vestita di bianco, piuttosto che di una falena, tanto da donare a quest’ultimail nome Mora in slovacco.

Un’altra manifestazione che trova analogie con quelle Italiane, laritroviamo più lontano: nella tradizione folkloristica russa. Prevalentemente attiva nella parte ovest, quella legata alla fetta ugro-finnica – per intenderci – troviamo la Kikimora, Manifestatasotto le spoglie di un’entità che entra in casa creando scompiglio, destando terrore e paura in veste di donna, talvolta dai lunghi capelli che spazzola seduta agli angoli della camera, mentre altre volte vien vista filare, come se stesse agendo sul filo del destino o sul sonno della persona colpita.

                         

 Riprendendo la fonte etimologica dello stesso termine incubo, vediamo come dal tardo latino esso rappresenti un “essere/demone che giace sul dormiente” (incŭbus), per questo caratterizzato dalla fluida presenza del doppio di una Strega.

Tramite uno studio sincronico e comparativo di vari manoscritti appartenenti alla fetta germanica, troviamo altrettante analogie etimologiche, folkloriche e filologiche. Attestata in varie saghe scandinave, piuttosto che in scongiuri medievali di ambito alto-tedesco, la Mara assume lo stesso ruolo manifesto nell’Europa del nord e del centro.

L’etimologia del termine proviene, secondo alcuni studiosi, dalla radice ricostruita proto-indoeuropea *mer che rappresenterebbel’atto di ferire, nuocere, sopprimere. Un’altra interessante analisiriprende l’etimologia del termine tedesco Alptraum, ovvero “incubo”. Dissezionandolo, si rileva sia il termine Alp/Alb (ovvero un essere sovrannaturale di cui si trovano attestazioni nell’alto tedesco antico, le cui caratteristiche sono consultabili in HelVíti. Svarturgaldur. Manuale pratico opera necromantica nord europea) sia il termine -traum, derivante dal proto-germanico *draumaz, ovvero “squarcio, colpo”. In questo modoprende anche più significato l’intero termine “Alptraum” che, abbracciando tutte le manifestazioni elencate e non, della nostra Europa, richiamano il passaggio di un demone nello squarcio della notte, quindi quel momento in cui il corpo fisico risulta vulnerabile e così anche l’inconscio e le sue paure.

Nel centro della Svizzera e in prossimità del confine con le alpi, esiste inoltre un essere notturno chiamato Toggeli, che si dice essere la manifestazione di una Strega che scivola nel tuo letto, ti paralizza e ti soffoca lasciando dissipare ogni tua energia. In questo caso, voci dalle montagne richiamano un solo metodo per prevenire questo tipo di attacco: tenere un forcone sul petto, affinché durante la notte il Toggeli si infilzi e non vi soffochi.

Il connubio tra metamorfosi e Stregoneria, come si nota, è fenomeno costante di tutta Europa, talvolta tramandata tramite tradizione orale e talora trascritta in racconti e saghe. Tra queste ultime, si cita la notevole esperienza di Gunlaug Thorbjornssonnella celebre Eyrbyggja saga, ove la Strega Geirrid, assunta la forma di una marlíðendr o kveldriða (ovvero “cavalcatrice/cavalcatore della notte”, quindi di una Mara) lese il corpo di Gunlaug lasciandole grandi lividi sul corpo durante la notte. Questo aspetto metamorfico che si rivela durante la notte in modo paralizzante e veemente, ha quindi da sempre avuto un proprio ruolo nel folklore e nella vita di ogni individuo.

Nelle pratiche stregone (di cui si ricorda quelle della Strega dei Vani), riprendiamo l’utilizzo di unguentari realizzati da mani sapienti di chi conosce le arti occulte tramite pratiche estatiche.

Il fenomeno del soffocamento o la mancanza di respiro può essere osservato da un altro punto di vista:

Il fenomeno legato a quel senso di soffocamento che il bambino prova al momento della nascita e che rimane ancorato nell’inconscio dell’individuo adulto come cesura tra la sicurezza che prova all’interno dell’utero e la “freddezza” dell’esterno. Possiamo definire questo evento come un trauma che subisce ogni singolo essere umano. In ambiente vanico la chiusura di questo squarcio può essere collegato alla personalità divina di Nerthus ed al culto a lei associato, di cui ne abbiamo le tracce anche nel libro Germania di Tacito; in quest’ultimo veniamo a conoscenza della cerimonia che si svolgeva per e con la presenza della Dea. La cerimonia prevedeva l’annegamento dei sacrificati la cui morte(ritorno al grembo materno), garantiva la Vita e prosperità alla comunità (til árs ok friðar).

 

Quasi parallelamente al collegamento con le Streghe, ecco divincolarsi la credenza che queste manifestazioni siano correlateanche allo spirito di un morto. In particolare in alcune zone della penisola Italiana, molte persone attribuiscono la terribile visione e la cruenta esperienza notturna al fenomeno legato a quest’ultimo. Una spiegazione riguardo questo la ritroviamo più su, nel nord dell’Europa. Quando trattiamo dei non-morti o comunque degli spiriti dei morti, nella tradizione europea si fa riferimento a  quelle figure  che rispondono al nome di Draugur, il Landvættir Necromantico. Questi sono spiriti che, secondo alcune vicende, erano in qualche modo dotati della capacità di privare dell’aria un dormiente, piuttosto che entrare nei sogni, creare incubi e trasformarsi.

Ovviamente questa esperienza presenta similitudini con quella relativa al doppio di una Strega, in ogni caso danno origine quasi agli stessi sintomi.

Conclusioni

Dopo averne analizzati gli aspetti delle varie manifestazioni nel folklore italiano e, per estensione, europeo, facciamo le ultime considerazioni riguardo questo fenomeno.

Studiato scientificamente anche dall’University of Pennsylvania e dall’Università di Padova (prevalentemente per quanto riguarda quello che viene chiamato come “attacco delle Pandafeche”), questo fenomeno risulta scaturire da paura, inquietudini e angosce provenienti dall’inconscio, che danno modo di manifestare concretamente quanto spiegato più su’. Le correlazioni che si ritrovano in tutta la penisola italiana, piuttosto che nei vari angoli del nostro continente, richiamano tutte degli elementi specifici che non si possono evitare in fase di analisi. Lo straordinario nel trovare le medesime forme manifeste e gli stessi metodi di scongiuro di queste entità a centinaia di chilometri di distanza (si parla del rapporto Abruzzo-Russia), ci comunica come tutto questo non avvenga per illusione o immaginazione di un solo gruppo di persone ma faccia parte dell’inconscio collettivo che ne riprende le sembianze in determinate fasi della notte. Sia per la Tradizione (Nord europea) che per la Scienza, il metodo principale per riuscire a scongiurare definitivamente questa manifestazione risiede nella Consapevolezza, nella Conoscenza, non lasciando spazio a Paura e Ignoranza.

Come abbiamo confutato infine, non si parla solo di folklore. Il folklore è realtà, manifestazione di qualcosa di più profondo di una semplice storiella, legato da un fil rouge che tesse le trame creando un perfetto telo a cui accingersi con cautela, perchéattraversa anni, secoli e luoghi nello spazio, in modi del tutto occulti ma riuscendo a dare tanto solamente a chi sa coglierne l’Essenza.

 

Articolo di Federico Pizzileo e Davide Grillo

per il Vanatrú Italia 

 

 

 

 

Per approfondimenti:

Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Rún, i tre aspetti di una Runa, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Helvíti Svarturgaldur, Manuale pratico di Opera Necromantica Nord Europea, Anaelsas edizioni.

 

*Gli “share” senza citazione della fonte sono elemento di querela poiché si ledono gli elementi del copyright sanciti dalla legge italiana*

 

 

Ylenia Oliverio
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Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.

Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea
in Scienza dei beni Archeologici.

Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.

Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.

Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.

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