Læraðs/Læraðr è un albero nella mitologia norrena, spesso identificato con Yggdrasill. Alcuni studiosi lo ricollegano infatti alla cima del Valhöll, ma questa tesi sfora in molti passaggi, alcuni dei quali vengono completamente ribaltati dalle fonti.
I due animali, che rispecchiano da questa iconografia sono la capra Heiðrún e il cervo Eikþyrnir, che sfiorano le foglie (cibandosene probabilmente).
Il termine Læraðr – Læraðs / Léraðr non è chiaro. Uno dei pobabili significati è relazionato a Læ, ovvero “danno, tradimento”.
Una possibile traduzione di Læraðs potrebbe quindi essere “colui che crea danno/ dolore”, si riferirebbe a questo punto, alle fronde dell’Yggdrasill come il luogo del sacrificio del sé Odinico.
Vogliamo far notare un aspetto fondamentale di un’altra lettura, ovvero * hléradr, il cui primo componente significa “rifugio” e che potrebbe quindi essere tradotto come “donatore di protezione”.
Qui si collocherebbero le due figure sacre per il nostro popolo, come emblema di protezione ed attesterebbero l’accostamento speculare e diritto della runa avente la stessa radice escatologica. (*Elhaz)
Se esaminiamo bene i testi notiamo una correlazione particolare alla terra del Gimlé.
Nella parte meridionale del cielo c’è quella sala, più bella e più splendente del sole che si chiama Gimlé. Essa resisterà quando cielo e terra saranno entrambi caduti e ivi abiteranno gli uomini buoni e giusti di tutte le epoche. (Gylfaginning 34)
Gimlé, con la relazione ortografica di *hlé proposta da alcuni filologi, potrebbe collocarsi anche ad un proto germanico * hlew.
Notiamo correlazioni anche con l’olandese lij; old sassone hlea; anglosassone hlēo; islandico hlé “pausa, ristoro”; danese læ “rifugio”. Questo darebbe corpo alla chiave di lettura protettiva post ragnarök.
Læraðs è menzionato in due strofe del Grímnismál:
25. Heiðrún heitir geit, er stendr höllu á
ok bítr af Læraðs limum;
skapker fylla hon skal ins skíra mjaðar;
kná-at sú veig vanask.
26. Eikþyrnir heitir hjörtr, er stendr höllu á
ok bítr af Læraðs limum;
en af hans hornum drýpr í Hvergelmi,
þaðan eigu vötn öll vega.
25. Heiðrún è la capra che sta accanto alla sala di Odino, (Herjaföðr)
E i rami di Læraðs morde;
Lei riempie la coppa sacrificale (lo skålen) con l’idromele giusto e chiaro,
Né fallirà mai la bevanda.
26. Eikthyrnir è il cervo, che sta accanto alla sala di Odino (Herjaföðr)
E i rami di Læraðs morde;
Dalle sue corna (si muove) un flusso (che cade) nelle gocce di Hvergelmir,
Quindi (da lui) corrono tutti i fiumi.
Grímnismál (25, 26)
Soffermandoci alla parola bítr potremmo anche collegarla ad aghi (da qui la relazione del tradimento) e lo stesso albero dunque potrebbe essere un vischio relazionato al mito di Baldr. Anche se non si parla di albero ma arbusto (alto e rigoglioso) come si cita nella Völuspá. Quindi alla visione più necromantica della nostra attenzione filologica.
Il nome di Læraðs, appare anche nel Gylfaginning 39 di Snorri Sturluson:
(Per esteso) Þá mælti Gangleri: “Hvat hafa einherjar at drykk, þat er þeim endist jafngnógliga sem vistin, eða er þar vatn drukkit?” Þá segir Hárr: “Undarliga spyrr þú nú, at Alföðr mun bjóða til sín konungum eða jörlum eða öðrum ríkismönnum ok myni gefa þeim vatn at drekka. Ok þat veit trúa mín, at margr kemr sá til Valhallar, er dýrt mundi þykkjast kaupa vatnsdrykkinn, ef eigi væri betra fagnaðar þangat at vitja, sá er áðr þolir sár ok sviða til banans. Annat kann ek þér þaðan segja.
**Geit sú, er Heiðrún heitir, stendr uppi á Valhöll ok bítr barr af limum trés þess, er mjök er nafnfrægt, er Læraðr heitir, en ór spenum hennar rennr mjöðr sá, er hon fyllir skapker hvern dag. Þat er svá mikit, at allir Einherjar verða fulldrukknir af.”Þá mælti Gangleri: “Þat er þeim geysihaglig geit. Forkunnargóðr viðr mun þat vera, er hon bítr af.”Þá mælti Hárr: “Enn er meira mark at of hjörtinn Eikþyrni, er stendr á Valhöll ok bítr af limum þess trés, en af hornum hans verðr svá mikill dropi, at niðr kemr í Hvergelmi, ok þaðan af falla þær ár, er svá heita: Síð, Víð, Sækin, Ekin, Svöl, Gunnþró, Fjörm, Fimbulþul, Gípul, Göpul, Gömul, Geirvimul. Þessar falla um ása byggðir. Þessar eru enn nefndar: Þyn, Vín, Þöll, Höll, Gráð, Gunnþráin, Nyt, Nöt, Nönn, Hrönn, Vína, Vegsvinn, Þjóðnuma.”
[…] **La capra, colei che si chiama Heidrún, si alza in Valhöll e morde gli aghi dal ramo di quell’albero che è molto famoso, e si chiama [Læraðs]; e dalle sue mammelle l’idromele scorre così copiosamente, che riempie uno * Skålgrop* ogni giorno. […] Ancora più degno di nota è Eikthyrni, che si trova in Valhall e morde l’albero; e dalle sue corna distilla abbondante flusso che scende in Hvergelmir, e da lì scorrono quei fiumi chiamati così […].
Anche questo passaggio relazionerebbe Læraðs con un arbusto (forse vischio) nel Gimlé (visione di rifugio e tradimento / dono ed offerta sacrificale), con Hvergelmir (versione di regno di rinascita e morte).
Per approfondimenti:
Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.
Laugrith Heid, Rún i tre aspetti di una Runa, Anaelsas Edizioni.
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Ylenia Oliverio
Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.
Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea.
Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.
Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.
Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.