Rituali e Blóta

 

I rituali del Vanatrú, che vanno dal culto degli Antenati, dei guardiani tutelari, alle cerimonie per placare le landvættir e consacrare la terra attraverso le pratiche funebri, allo scongiuro dei draugar, al del sacrifcio per il proprio patrono (fulltrúi), alle formule magiche per divinare, incantare e maledire, rappresentano il cuore della pratica stregonica. 

Non esiste una forma di stregoneria teorica, per questo culto, poiché la pratica giornaliera e mensile è fondamentale.

Troviamo riscontro di tutto ciò attraverso le fonti storiche, e filologiche, anche se queste vengono spesso erroneamente non classificate come pilastri della tradizione, da chi di tradizione nordica non ne comprende neanche la blanda manifestazione folk. Le fonti sono soprattutto epigrafiche, archeologiche citate nei nostri testi e corrispondono alla sola ed l’unica forma di mediazione della pratica in essere.

Lo schema formale della pratica Vanatrú:

Purificazione area scelta per la pratica: con incenso adatto.

 Sacralizzare (rende l’atto stregonico sacro), 

consacrare (portare l’atto sacralizzato agli occhi dei Jötunn o delle Deità manifestanti) ed attivare (rendere vivo l’atto della strega): sono la base dell’aperture dei nostri rituali.

Lo spazio rituale sacro per la durata del rito, sarà così accessibile ai solo praticanti.

I Wiccan tracciano un cerchio, tra athame e bacchetta «deosil», seguendo orme di stregoneria e di varie tradizioni;

Gli Asatrú solitamente brandiscono con un martello e chiedono la protezione dello spazio, ma per la tradizione europea, molti componenti del Vanatrú (spesso Streghe dei Vani), chiamano gli spiriti degli elementali (non associabili alle pratiche wiccan) corrispondenti ai 4 nani della calotta di Ýmir ed il centro del miðgarð, nonchè i restanti nove Mondi dell’albero maestro, ed accompagnano la creazione del cerchio contenitivo, con il canto delle Dìsir.

Riconoscimento: richiesta agli Spiriti della terra di poter utilizzare il loro spazio. Riconoscere la sacralità dello Spirito del luogo, annunciare la causa e l’intento del rituale che si va a svolgere. 

È particolarmente importante, per una Strega, quando si adorano gli dei della natura in rituali e blóta (la Strega dei Vani, lavora in visione di sacerdote, come ampiamente esposto, completamente distaccata dalla visione politica del góði), contenere il suo potere per esercitare una creazione conoidale da collegamento con il mondo di sotto e di sopra, permettendo così il fusso delle energie attivate). 

Invocazione (attenzione, non si evocano gli Dei): invito agli Dei, se si desidera la loro presenza, al vertice del cono aperto. Queste parole devono essere pronunciate col cuore attraverso il cuore, con tono e vocalità tipica di ogni Strega: 

Da Verbo trassi Verbo
Da Opera trassi Opera…
Nel privilegio di sacrificare me a me stessa… 

Poiché ogni varco è sospiro tra cielo e terra (Laugrith Heid)

Benedizione ed offerta: contributo propiziatorio agli Dei, con le parole, canzoni o danze, ringraziandoli per i loro doni e per la loro presenza. Sacrificio rituale che nei Blóta costituisce il cuore del processo sacro. 

A scanso di equivoci il sacrificio corrisponde al pasto cotto nel fuoco della trasmutazione, pratica baltico-finnica, che sarà  poi cibo del banchetto rituale, dissociando il culto da forme di sofferenza che per secoli lo hanno macchiato.

Sumbel: sacro brindisi 

Chiusura: fine del rito, ringraziamento agli Dei per la loro presenza, e restituzione dello spazio sacro alla sua “normalità”.

Per approfondimenti: Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.

*Gli “share” senza citazione della fonte sono elemento di querela poiché si ledono gli elementi del copyright sanciti dalla legge italiana*

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