Urðarbrunnr e la ciclicità del Ragnarök

Dei tre pozzi abbiamo ampiamente discusso sul nostro primo volume, cercando di proporvi una scaletta di raffigurazioni in piano disegnate  da cultori europei e filo europei.

Seguendo delle ricerche improntate sulla pratica rituale di rendere sempre verde l’Yggdrasill (attività ritualistica sacrificale mediante le Norne, intese come le tre filatrici Streghe, rifacendoci sulla filologia islandico moderna) poniamo attenzione al pozzo di Urðarbrunnr.

Le Norne rappresentano una forza potente, continua e rigenerativa nell’universo.

Parlano e decodificano la “legge primaria”, depongono gli strati di ciò che “è stato compiuto” ed influenzano regolarmente la vita degli uomini. Queste azioni apparentemente disparate sono tutte centralmente incluse nel mito dell’albero del mondo e del pozzo di Urðarbrunnr.

Gli aspetti significativi del mito risiedono sia nella sua qualità ripetitiva, sia nella sua qualità di controllo o influenza fisica presenti nell’idea di “strati”, come l’attività di irrigazione dell’albero.

Si uniscono significativamente al Gylfaginning 16, dove l’atto di irrigazione che comporta un mescolamento di “argilla” con l’acqua santificata da un Blót implica, infatti, una sorta di strato o strati. 

Tutte queste qualità sono ripetitive e accrescitive, strato dopo strato, atto dopo atto.

L’Örlog stesso è riproposto continuamente e gli strati di azione sono compiuti su stratigrafia, il tipo di ideale universale rappresentato anche dal mito, in cui tutto sta crescendo e, nel processo della sua crescita, è connesso direttamente con le sue origini. 

Se non le sequenze temporali, allora cosa significano i nomi delle tre Norne?

Davidson (1964: 26) li glorifica come Fato (Urðr), Essere (Verðndi) e Necessità (Skuld). Come ha sottolineato Gehl (1939: 96-105), Skuld ha sicuramente a che fare con la necessità, ma  “Essere” e “Fato” per Verðandi e Urðr non esprimono la loro somiglianza di base l’una con l’altra e con il loro genitore, il verbo verða (OE weorþan, OFris. wertha, OS werðan, OHG werdan, Goth. wairþan). 

Ovviamente il verbo era comune in tutte le prime lingue germaniche e rimane così nella maggior parte dei loro discendenti moderni. L’eccezione significativa è l’inglese in cui, tranne che per un’espressione non comune e obsolescente come ‘woe worth the day’, è scomparso.

Verða deriva dalla radice IE * uert-, che indica il tipo di movimento comune a ‘girare, ruotare’.

L’idea di base di verða contiene questo elemento di ‘svolta’ e probabilmente rappresenta una sorta di cambiamento di posizione o riorientamento nello spazio. Il suo significato si sviluppa logicamente da “svolta (da un luogo o da una posizione ad un’altra)”, “gira (da a)”, “diventa”. Il fenomeno non è unico per questo verbo o per le lingue germaniche. 

(Mittner 1955: 91).

Inoltre, il movimento di ‘girare’ o ‘cambiare posizione’ trovato in * uert- implica rivoluzione o movimento attorno a un asse. Tale movimento suggerisce un ritorno a un punto di inizio originale che, solo un ragnarök può manifestare.

Questa natura antitetica del cambiamento e della conservazione si trova nel significato di verða e nelle parole ad esso correlate nelle lingue germaniche. Quando Verðandi e Urðr sono correlati semanticamente, Verðandi diventa ciò che sta “girando” o “diventando”, e Urðr sarebbe quello che ha “trasformato” o “diventa”. 

Sembra difatti illuminante notare che la radice di Urðr sia anche una forma “di participio passato”,  poiché i nomi degli altri due Norne sono basati su participi. 

Concettualmente, sembra probabile che tutti e tre abbiano frame similari, e questi fornirebbero un elemento semantico unitario, possibilmente qualcosa come “processo” e “completamento”, senza i vincoli aggiuntivi che si ottengono nelle forme umane.

A tal punto Urðr riflette le azioni rese manifeste, portate a una fruizione piena, chiara, osservabile: sono diventati e sono compiuti. Verðandi  riflette chiaramente il processo realmente accaduto di tutto ciò che Urðr alla fine esprime. Da qui si nota che le Norne sono strettamente collegate, con l’influenza di Verðandi.

Di conseguenza Verðandi ed Urðr passano da “diventando” a “diventare”, ed è proprio qui che entra in gioco Skuld, che è coinvolta nell’azione necessaria o obbligatoria. 

Divengono loro tre la chiave, non solo dei destini umani, ma dei vari ragnarök che il mito propone in ciclicità. 

 

 

 

Per approfondimenti: 

Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Kindirúnar, Le Rune della Stirpe, Il Grimorio Necromantico, Anaelsas edizioni.

Laugrith Heid, Rún i tre aspetti di una Runa, Anaelsas Edizioni.

 

Per la documentazione bibliografica ad integrazione dell’articolo rivolgersi al Vanatrú Italia, poiché sarà *volutamente* nota solo agli studenti.

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Ylenia Oliverio
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Fondatrice e docente dell'Accademia Vanatrú Italia.

Laureata in Filosofia e Storia, Master post Laurea in Beni Archeologici, Master in Preserving and Increasing Value of Cultural Heritage, conseguito a Roskilde (Copenaghen), ulteriore integramento post Laurea
in Scienza dei beni Archeologici.

Archeologo da oltre 13 anni, specializzata in scavo dei cantieri urbani, ha incentrato la sua attenzione verso i culti dell’Europa del Nord e dell'Euroasia durante la sua permanenza nel Canton Ticino per stages formativi al Centro Studi Internazionali Luganesi.

Svolge attività di formazione e informazione, in Italia e in Europa, per la promozione, divulgazione e rivalutazione del Culto Vanico, del Paganesimo puro e degli Antichi Culti dell’Europa ed Euroasia.

Il primo incontro con la Stregoneria Tradizionale è avvenuto nel 1990.

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